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Visualizzazione dei post da aprile, 2011

8 maggio 2011 - III domenica di pasqua

1Pietro 1,18-19 Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. εἰδότες ὅτι οὐ φθαρτοῖς, ἀργυρίῳ ἢ χρυσίῳ ἐλυτρώθητε ἐκ τῆς ματαίας ὑμῶν ἀναστροφῆς πατροπαραδότου, ἀλλὰ τιμίῳ αἵματι ὡς ἀμνοῦ ἀμώμου καὶ ἀσπίλου Χριστοῦ. Scientes quod non corruptibilibus, auro vel argento, redempti estis de vana vestra conversatione paternæ traditionis, sed pretioso sanguine quasi agni immaculati Christi, et incontaminati Nel "torchio" di Is 63,3 (Torcular calcavi solus - Nel torchio ho pigiato da solo, Expositio super Isaiam ad litteram, cap. 63) S. Tommaso vede la croce, dalla quale è stato spremuto 1. sangue, per redimerci (e qui egli ricorda il passo di 1Pt) 2. acqua, per purificarci 3. olio, per risanarci 4. miele, per rafforzarci 5. vino, per rallegrarci: Nota super illo verbo "torcular calcavi" quod de torculari crucis fl

1 maggio 2011 - II domenica di pasqua

1Pietro 1,3-5 Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Εὐλογητὸς ὁ θεὸς καὶ πατὴρ τοῦ κυρίου ἡμῶν Ἰησοῦ Χριστοῦ, ὁ κατὰ τὸ πολὺ αὐτοῦ ἔλεος ἀναγεννήσας ἡμᾶς εἰς ἐλπίδα ζῶσαν δι' ἀναστάσεως Ἰησοῦ Χριστοῦ ἐκ νεκρῶν, εἰς κληρονομίαν ἄφθαρτον καὶ ἀμίαντον καὶ ἀμάραντον, τετηρημένην ἐν οὐρανοῖς εἰς ὑμᾶς τοὺς ἐν δυνάμει θεοῦ φρουρουμένους διὰ πίστεως εἰς σωτηρίαν ἑτοίμην ἀποκαλυφθῆναι ἐν καιρῷ ἐσχάτῳ. Benedictus Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, qui secundum misericordiam suam magnam regeneravit nos in spem vivam, per resurrectionem Iesu Christi ex mortuis, in hæreditatem incorruptibilem, et incontaminatam, et

24 aprile 2011 - Pasqua

Colossesi 3,1-2: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Εἰ οὖν συνηγέρθητε τῷ Χριστῷ, τὰ ἄνω ζητεῖτε, οὗ ὁ Χριστός ἐστιν ἐν δεξιᾷ τοῦ θεοῦ καθήμενος: τὰ ἄνω φρονεῖτε, μὴ τὰ ἐπὶ τῆς γῆς. Igitur, si consurrexistis cum Christo, quæ sursum sunt quærite, ubi Christus est in dextera Dei sedens; quæ sursum sunt sapite, non quæ super terram. A pasqua parliamo di... ascensione! S. Tommaso infatti, preciso sempre, cita la frase paolina a proposito dell'ascensione (In Symbolum Apostolorum, articulus 6: "Ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei patris omnipotentis"). In effetti Paolo vi parla di "Cristo, seduto alla destra di Dio". Si vede bene: risurrezione e ascensione sono inscindibilmente legate, due aspetti dello stesso mistero di esaltazione (che per essere "completo" ha bisogno anche della Pentecoste: il Risorto, dotato di potere un

22 aprile 2011 - venerdi santo

Ebrei 5,8-9: Pur essendo Figlio, [Cristo] imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono. καίπερ ὢν υἱὸς ἔμαθεν ἀφ'ὧν ἔπαθεν τὴν ὑπακοήν, καὶ τελειωθεὶς ἐγένετο πᾶσιν τοῖς ὑπακούουσιν αὐτῷ αἴτιος σωτηρίας αἰωνίου. Et quidem cum esset Filius Dei, didicit ex iis, quæ passus est, obedientiam; et consummatus, factus est omnibus obtemperantibus sibi, causa salutis æternæ. Se Cristo "è divenuto causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono", possiamo davvero dire che la legge della nuova alleanza, la legge evangelica, rende giusti e salva? Se solo chi obbedisce a Cristo sperimenta la sua salvezza, non si deve riconoscere che ad essa manca qualcosa, che le occorre un ulteriore apporto? Non siamo allora, daccapo, alla ricerca di qualcos'altro, che appunto renda possibile quella obbedienza? S. Tommaso (Summa Theologiae Iª-IIae q. 106 articulus 2) risponde: la legge evangelica è princip

17 aprile 2011 - domenica delle palme

Filippesi 2,6-7 il quale (Cristo Gesù), pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. ὃς ἐν μορφῇ θεοῦ ὑπάρχων οὐχ ἁρπαγμὸν ἡγήσατο τὸ εἶναι ἴσα θεῷ, ἀλλὰ ἑαυτὸν ἐκένωσεν μορφὴν δούλου λαβών, ἐν ὁμοιώματι ἀνθρώπων γενόμενος. qui cum in forma Dei esset, non rapinam arbitratus est esse se æqualem Deo, sed semetipsum exinanivit, formam servi accipiens, in similitudinem hominum factus. Nel commento al De Trinitate di Boezio (Super De Trinitate, pars 2 quaestio 3 articulus 4) leggiamo un'utile sintesi a proposito del rapporto tra Padre e Figlio. S. Tommaso elenca e discute prima undici passi scritturali nei quali si dice che il Figlio è minore del Padre; quindi otto nei quali si afferma invece l'uguaglianza (il terzo è Fil 2,6: sarebbe stata davvero una rapina se Cristo si fosse ritenuto uguale a Dio senza esserlo). S. Tommaso spiega come la Scrittura parli del

10 aprile 2011 - V domenica di quaresima

Romani 8,10: Se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. εἰ δὲ Χριστὸς ἐν ὑμῖν, τὸ μὲν σῶμα νεκρὸν διὰ ἁμαρτίαν, τὸ δὲ πνεῦμα ζωὴ διὰ δικαιοσύνην. Si autem Christus in vobis est, corpus quidem mortuum est propter peccatum, spiritus vero vivit propter iustificationem. L'uomo deve morire soltanto a causa del peccato? S. Tommaso si pone la domanda nel suo Commento alle sentenze di Pietro Lombardo (Scriptum super Sententiis magistri Petri Lombardi, liber 3, distinctio 16, quaestio 1, articulus 1: Utrum necessitas moriendi tantum sit homini ex peccato). La sopra citata frase paolina sembra confermarlo. Ma la risposta è: no, l'uomo muore anche per natura. Il corpo umano è infatti un composto, e in quanto tale è soggetto alla dissoluzione. Ma nello stato di innocenza originaria questa naturale capacità di morire era sospesa da un dono dato all'anima, la quale - unita a Dio - era in grado di comunicare al corpo la sua vita inco