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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

7 agosto 2011 - XIX domenica del tempo ordinario

Romani 9,3 Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. ηὐχόμην γὰρ ἀνάθεμα εἶναι αὐτὸς ἐγὼ ἀπὸ τοῦ Χριστοῦ ὑπὲρ τῶν ἀδελφῶν μου τῶν συγγενῶν μου κατὰ σάρκα. Optabam enim ego ipse anathema esse a Christo pro fratribus meis, qui sunt cognati mei secundum carnem. A. Summa Theologiae IIª-IIae q. 27 a. 8: è più meritorio amare Dio o il prossimo? Nel passo di Romani 9,3 Paolo sembra scegliere l'amore del prossimo rispetto a quello per Dio. Se si considerano in astratto e separatamente, è più meritorio l'amore per Dio, in quanto esso ha in sé la propria ricompensa (=chi ama Dio ha come ricompensa Dio). Se si considerano in concreto, è più meritorio l'amore del prossimo motivato dall'amore di Dio, piuttosto che il semplice amore di Dio senza amore del prossimo, che è mutilo. Per quanto riguarda il passo di Romani, o si ritiene, con la Glossa, che Paolo stia parlando del tempo in cui non era ancor

31 luglio 2011 - XVIII domenica del tempo ordinario

Romani 8,35 Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? τίς ἡμᾶς χωρίσει ἀπὸ τῆς ἀγάπης τοῦ Χριστοῦ; θλῖψις ἢ στενοχωρία ἢ διωγμὸς ἢ λιμὸς ἢ γυμνότης ἢ κίνδυνος ἢ μάχαιρα; Quis ergo nos separabit a caritate Christi? tribulatio? an angustia? an fames? an nuditas? an periculum? an persecutio? an gladius? Commentando la parabola delle due case, l'una fondata sulla roccia e l'altra sulla sabbia (Mt 7,24-27), S. Tommaso ne fa una "attualizzazione" (Super Mt., cap. 7 lectio 2). Si deve costruire come Cristo (è lui l'"uomo saggio"). Il fondamento della costruzione è la propria intenzione. Alcuni investono sull'intelletto, ascoltano il Vangelo per accrescere il sapere. Ciò vuol dire costruire sulla sabbia. Altri ascoltano per praticare e amare, e questi costruiscono sulla roccia, che è la carità, che non viene meno e non tradisce (e qui si cita Romani 8,35). Le piogge e

24 luglio 2011 - XVII domenica del tempo ordinario

Romani 8,28 Noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. οἴδαμεν δὲ ὅτι τοῖς ἀγαπῶσιν τὸν θεὸν πάντα συνεργεῖ εἰς ἀγαθόν, τοῖς κατὰ πρόθεσιν κλητοῖς οὖσιν. Scimus autem quoniam diligentibus Deum omnia cooperantur in bonum, iis qui secundum propositum vocati sunt sancti. Sal 26,9 Ne avertas faciem tuam a me; CEI 27,9: Non nascondermi il tuo volto L'uomo distoglie il volto quando non vuole ascoltare un altro. Applicata a Dio, questa metafora significa: l'uomo non riesce più a stare in rapporto buono con Dio. Non è Dio in se stesso che distoglie la faccia, egli è immutabile; è il cuore dell'uomo che viene velato, divenendo incapace di vedere il volto di Dio. Causa di questa eclisse del volto divino può essere l'ira di Dio (e questa è la pena massima); oppure la misericordia (quando Dio non guarda i peccati: "distogli il tuo sguardo dai miei peccati", Sal 51,11); oppure la provvidenza

17 luglio 2011 - XVI domenica del tempo ordinario

Romani 8,26-27 Del pari lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio. Ὡσαύτως δὲ καὶ τὸ πνεῦμα συναντιλαμβάνεται τῇ ἀσθενείᾳ ἡμῶν: τὸ γὰρ τί προσευξώμεθα καθὸ δεῖ οὐκ οἴδαμεν, ἀλλὰ αὐτὸ τὸ πνεῦμα ὑπερεντυγχάνει στεναγμοῖς ἀλαλήτοις: ὁ δὲ ἐραυνῶν τὰς καρδίας οἶδεν τί τὸ φρόνημα τοῦ πνεύματος, ὅτι κατὰ θεὸν ἐντυγχάνει ὑπὲρ ἁγίων. Similiter autem et Spiritus adjuvat infirmitatem nostram : nam quid oremus, sicut oportet, nescimus; sed ipse Spiritus postulat pro nobis gemitibus inenarrabilibus. Qui autem scrutatur corda, scit quid desideret Spiritus; quia secundum Deum postulat pro sanctis. In Jeremiam, caput 17 lectio 1: S. Tommaso parla dell'ostinazione del popolo, delle sue cause (attaccamento al male e presunzione di rimanere impuniti), del discernimen

10 luglio 2011 - XV domenica del tempo ordinario

Romani 8,20 La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta - nella speranza. τῇ γὰρ ματαιότητι ἡ κτίσις ὑπετάγη, οὐχ ἑκοῦσα ἀλλὰ διὰ τὸν ὑποτάξαντα, ἐφ'ἑλπίδι. Vanitati enim creatura subiecta est non volens, sed propter eum, qui subiecit eam in spe. Nel suo Commento ai Salmi (Super Psalmo 38 n. 4), S. Tommaso si occupa di Sal 38,6c: Verumtamen universa vanitas, omnis homo vivens (CEI, Sal 39,6c: è solo un soffio ogni uomo che vive). Se "universa" si intende nominativo singolare: è tutto vanità l'uomo che segue - e assoggetta la sua vita a - cose mutevoli e instabili, divenendo egli stesso vano (cf. Geremia 2,5: "Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri per allontanarsi da me e correre dietro al nulla, diventando loro stessi nullità - ambulaverunt post vanitatem, et vani facti sunt -?"). Se "universa" si intende neutro plurale: tutto, cioè ogni altra cosa rispetto a D