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Visualizzazione dei post da novembre, 2017

C'è bisogno di luce!

«Lasciami almeno accesa una lampadina, per vedere dove metto i piedi!». Alla fine del suo tormentato percorso alla ricerca di luce, Pirandello deve costatare che tutto quanto possiamo chiedere è appunto - si tratta della battuta che chiude l'intera «commedia da fare» (tale rimasta fino alla fine) - almeno una lampadina per muovere qualche passo nell'immediato. Con felice intuizione la restituzione scenica di Luca De Fusco s'impegna a distinguere proprio mediante la luce (ivi comprendendo anche il ricorso alla proiezione video) i due piani che sostanziano la elaborata trama pirandelliana: il piano della «realtà» e quello della «finzione» teatrale, quello della persona e del personaggio. Le libertà che si prende la resa scenica non disturbano affatto, aiutando anzi la concentrazione sull'essenziale. Noi non conosciamo né noi stessi né gli altri: questo è il dramma. Non mi pare che la commedia sia una riflessione sul teatro, o quanto meno tale riflessione è soltanto second

Un mistero a due facce

Al cospetto della morte, si prende posizione di fronte alla vita. La commedia di Spiro Scimone, tutta giocata su due coppie che si muovono intorno a due tombe «a due piazze», è una delle infinite declinazioni del mai esaurito tentativo di decifrare l'unico mistero a due facce di vita e morte. Si può anche dire: al cospetto della morte, si prende posizione di fronte all'altro. Amore e morte, allora, un classico qui indagato - sia pure con levità - nella caratteristica emersione di una serie di elementi, latenti finché la vita si presenta come successione indefinita e talora sonnacchiosa di tempi; elementi che invece escono alla scoperto nella prossimità - cronologica e esistenziale - della morte. Allora le parolacce fino a quel momento solo pensate si proferiscono ad alta voce. Non solo: anche le parole d'amore, con quegli atteggiamenti che definiscono chi non può più permettersi il lusso di avere paura o vergogna di esprimere il proprio sentimento, semplicemente perché il t

Richard II: il dramma di governare

Nell'approccio a un testo, due sono i poli entro i quali si oscilla: l'oggettivo e il soggettivo. Si può privilegiare ciò che si ha di fronte, cercando di cogliere e accogliere il testo in se stesso, così come offerto; si può mettere maggiormente in luce colui che sta di fronte al testo, la sua risposta, il suo modo d'intenderlo. Per quanto i due atteggiamenti siano sempre inevitabilmente compresenti, l'esaltazione contemporanea del soggettivo conduce di solito a una preponderanza, a volte smisurata, del soggettivo. Nel caso del Richard II di Peter Stein siamo invece di fronte a una felice eccezione, a uno spettacolo dove al centro sta effettivamente Shakespeare e il suo dramma. Anche la scelta di far rappresentare re Riccardo da una donna, la brava Maddalena Crippa, non dà luogo a quelle - fin troppo oggi prevedibili e peraltro stucchevoli - questioni sull'ambiguità sessuale e analoghi: segnala piuttosto una presenza speciale, che lascia emergere in modo inconfondi