C'è bisogno di luce!

«Lasciami almeno accesa una lampadina, per vedere dove metto i piedi!». Alla fine del suo tormentato percorso alla ricerca di luce, Pirandello deve costatare che tutto quanto possiamo chiedere è appunto - si tratta della battuta che chiude l'intera «commedia da fare» (tale rimasta fino alla fine) - almeno una lampadina per muovere qualche passo nell'immediato. Con felice intuizione la restituzione scenica di Luca De Fusco s'impegna a distinguere proprio mediante la luce (ivi comprendendo anche il ricorso alla proiezione video) i due piani che sostanziano la elaborata trama pirandelliana: il piano della «realtà» e quello della «finzione» teatrale, quello della persona e del personaggio. Le libertà che si prende la resa scenica non disturbano affatto, aiutando anzi la concentrazione sull'essenziale. Noi non conosciamo né noi stessi né gli altri: questo è il dramma. Non mi pare che la commedia sia una riflessione sul teatro, o quanto meno tale riflessione è soltanto secondaria. Il punto è la vita, questa matassa intricata nella quale - per qualche misterioso equivoco - pur non volendolo si riesce a far male a sé e agli altri, non riuscendo a far conoscere sé all'altro né a conoscere l'altro. I confini tra realtà e illusione si perdono. Quanto dovrebbe esser fittizio - il personaggio (teatrale) - diviene molto più nitido di quanto dovrebbe essere reale (la persona), in quanto bloccato e fissato nell'atto che lo definisce appunto come personaggio. La finzione teatrale diviene così una illuminazione, che però è paradossalmente rivelazione di una tenebra. Ci sia data almeno una lampadina, perché qualche passo lo si dovrà pur muovere! Il teatro di Pirandello non pare andare oltre, consistendo in una lucida analisi che porta in sé un'acuta domanda di luce, tuttavia senza risposta. «Vanità delle vanità» direbbe Qohelet: la vita umana non assomiglia a un rincorrere il vento? Per la Bibbia però una lampadina c'è: «Lampada per i miei passi è la tua Parola», Signore, dice il salmo. Una lampada che pur tuttavia non illumina l'intero orizzonte, ma solo lo spazio circostante. Tante domande rimangono, e la fede rischiara con una luce crepuscolare (o meglio aurorale) che lascia ancora molte questioni aperte. Essa però si affida a Colui che con lo sguardo abbraccia l'intero panorama dell'esistente. Nella luce aurorale della fede è superata sia la pretesa del pieno dominio razionale sulla realtà, sia la resa nichilista del sospetto a oltranza. In due righi, con il cardinale Newman: Keep Thou my feet; I do not ask to see / The distant scene; one step enough for me (guida i miei passi; non chiedo di vedere il lontano orizzonte: mi basta un passo). Grandezza della fede. E grandezza della ragione che, quando è onesta, non smette di riportarci al medesimo punto: c'è bisogno di una lampadina!
Sei personaggi in cerca d'autore, di Luigi Pirandello. Regia di Luca De Fusco, coproduzione Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Genova. Prato, Teatro Metastasio, 16-19 novembre 2017.

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