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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

27 novembre 2011 - I domenica di avvento

1Corinzi 1,9 Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! πιστὸς ὁ θεὸς δι'οὗ ἐκλήθητε εἰς κοινωνίαν τοῦ υἱοῦ αὐτοῦ Ἰησοῦ Χριστοῦ τοῦ κυρίου ἡμῶν. Fidelis Deus, per quem vocati estis in societatem filii ejus Jesu Christi Domini nostri. "Da Dio siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo": in questa frase Tommaso vede la vocazione ultima dell'uomo, alla carità, la quale è: A. amicizia con Dio B. impossibile senza la fede e la speranza. Si noti il punto 3. di cui sotto: Cristo era "perfetto comprensore", ovvero non aveva la fede e la speranza, ma la piena visione e il pieno godimento di Dio (sorpresi, hm?). A. IIª-IIae q. 23 a. 1  Videtur quod caritas non sit amicitia. ... Respondeo dicendum quod, secundum philosophum, in VIII Ethic., non quilibet amor habet rationem amicitiae, sed amor qui est cum benevolentia, quando scilicet sic amamus aliquem ut ei bonum

20 novembre 2011 - XXXIV domenica del tempo ordinario (Cristo Re)

1Corinzi 15,28: E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. ὅταν δὲ ὑποταγῇ αὐτῷ τὰ πάντα, τότε [καὶ] αὐτὸς ὁ υἱὸς ὑποταγήσεται τῷ ὑποτάξαντι αὐτῷ τὰ πάντα, ἵνα ᾖ ὁ θεὸς [τὰ] πάντα ἐν πᾶσιν. Cum autem subjecta fuerint illi omnia : tunc et ipse Filius subjectus erit ei, qui subjecit sibi omnia, ut sit Deus omnia in omnibus. Se "Dio sarà tutto in tutti", rimarrà in patria, ovvero nella eterna vita beata, l'"ordo caritatis", per il quale si ama prima se stessi e coloro che ci sono congiunti? Questione importantissima, non solo per l'aldilà ma anche per l'aldiqua, dato che tocca il problema nella natura dell'amore e del suo corretto ordinamento. Poiché è la sintesi del pensiero tomasiano è piuttosto difficile, è meglio, per una volta, riportare la traduzione del testo latino. Summa Theologiae, IIª-IIae, q. 26, articulus 13: arg. 1 Videtur quod ordo

13 novembre 2011 - XXXIII domenica del tempo ordinario

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Περὶ δὲ τῶν χρόνων καὶ τῶν καιρῶν, ἀδελφοί, οὐ χρείαν ἔχετε ὑμῖν γράφεσθαι, αὐτοὶ γὰρ ἀκριβῶς οἴδατε ὅτι ἡμέρα κυρίου ὡς κλέπτης ἐν νυκτὶ οὕτως ἔρχεται. ὅταν λέγωσιν, Εἰρήνη καὶ ἀσφάλεια, τότε αἰφνίδιος αὐτοῖς ἐφίσταται ὄλεθρος ὥσπερ ἡ ὠδὶν τῇ ἐν γαστρὶ ἐχούσῃ, καὶ οὐ μὴ ἐκφύγωσιν. De temporibus autem, et momentis, fratres, non indigetis ut scribamus vobis. Ipsi enim diligenter scitis quia dies Domini, sicut fur in nocte, ita veniet; cum enim dixerint: Pax et securitas, tunc repentinus eis superveniet interitus, sicut dolor in utero habenti, et non effugient. Super Sent., lib. 4 d. 47 q. 1 a. 1 - Quaestiuncula 3 : i Vangeli sinottici parlano di "segni della fine", e S. Giovanni

6 novembre 2011 - XXXII domenica del tempo ordinario

1Ts 4,13-17 Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. Οὐ θέλομεν δὲ ὑμᾶς ἀγνοεῖν, ἀδελφοί, περὶ τῶν κοιμωμένων, ἵνα μὴ λυπῆσθε καθὼς καὶ οἱ λοιποὶ οἱ μὴ ἔχοντες ἐλπίδα. εἰ γὰρ πιστεύομεν ὅτι Ἰησοῦς ἀπέθανεν καὶ ἀνέστη, οὕτως καὶ ὁ θεὸς τοὺς κοιμηθέντας διὰ