20 novembre 2011 - XXXIV domenica del tempo ordinario (Cristo Re)

1Corinzi 15,28:
E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.
ὅταν δὲ ὑποταγῇ αὐτῷ τὰ πάντα, τότε [καὶ] αὐτὸς ὁ υἱὸς ὑποταγήσεται τῷ ὑποτάξαντι αὐτῷ τὰ πάντα, ἵνα ᾖ ὁ θεὸς [τὰ] πάντα ἐν πᾶσιν.
Cum autem subjecta fuerint illi omnia : tunc et ipse Filius subjectus erit ei, qui subjecit sibi omnia, ut sit Deus omnia in omnibus.

Se "Dio sarà tutto in tutti", rimarrà in patria, ovvero nella eterna vita beata, l'"ordo caritatis", per il quale si ama prima se stessi e coloro che ci sono congiunti? Questione importantissima, non solo per l'aldilà ma anche per l'aldiqua, dato che tocca il problema nella natura dell'amore e del suo corretto ordinamento. Poiché è la sintesi del pensiero tomasiano è piuttosto difficile, è meglio, per una volta, riportare la traduzione del testo latino.

Summa Theologiae, IIª-IIae, q. 26, articulus 13:
arg. 1 Videtur quod ordo caritatis non remaneat in patria. Dicit enim Augustinus, in libro de vera Religione, perfecta caritas est ut plus potiora bona, et minus minora diligamus. Sed in patria erit perfecta caritas. Ergo plus diliget aliquis meliorem quam seipsum vel sibi coniunctum.
arg. 2 Praeterea, ille magis amatur cui maius bonum volumus. Sed quilibet in patria existens vult maius bonum ei qui plus bonum habet, alioquin voluntas eius non per omnia divinae voluntati conformaretur. Ibi autem plus bonum habet qui melior est. Ergo in patria quilibet magis diliget meliorem. Et ita magis alium quam seipsum, et extraneum quam propinquum.
arg. 3 Praeterea, tota ratio dilectionis in patria Deus erit, tunc enim implebitur quod dicitur I ad Cor. XV, ut sit Deus omnia in omnibus. Ergo magis diligitur qui est Deo propinquior. Et ita aliquis magis diliget meliorem quam seipsum, et extraneum quam coniunctum.

s. c. Sed contra est quia natura non tollitur per gloriam, sed perficitur. Ordo autem caritatis supra positus ex ipsa natura procedit. Omnia autem naturaliter plus se quam alia amant. Ergo iste ordo caritatis remanebit in patria.

Respondeo dicendum quod necesse est ordinem caritatis remanere in patria quantum ad hoc quod Deus est super omnia diligendus. Hoc enim simpliciter erit tunc, quando homo perfecte eo fruetur. Sed de ordine sui ipsius ad alios distinguendum videtur. Quia sicut supra dictum est, dilectionis gradus distingui potest vel secundum differentiam boni quod quis alii exoptat; vel secundum intensionem dilectionis.
Primo quidem modo plus diliget meliores quam seipsum, minus vero minus bonos. Volet enim quilibet beatus unumquemque habere quod sibi debetur secundum divinam iustitiam, propter perfectam conformitatem voluntatis humanae ad divinam. Nec tunc erit tempus proficiendi per meritum ad maius praemium, sicut nunc accidit, quando potest homo melioris et virtutem et praemium desiderare, sed tunc voluntas uniuscuiusque infra hoc sistet quod est determinatum divinitus.
Secundo vero modo aliquis plus seipsum diliget quam proximum, etiam meliorem. Quia intensio actus dilectionis provenit ex parte subiecti diligentis, ut supra dictum est. Et ad hoc etiam donum caritatis unicuique confertur a Deo, ut primo quidem mentem suam in Deum ordinet, quod pertinet ad dilectionem sui ipsius; secundario vero ordinem aliorum in Deum velit, vel etiam operetur secundum suum modum.
Sed quantum ad ordinem proximorum ad invicem simpliciter quis magis diliget meliorem, secundum caritatis amorem. Tota enim vita beata consistit in ordinatione mentis ad Deum. Unde totus ordo dilectionis beatorum observabitur per comparationem ad Deum, ut scilicet ille magis diligatur et propinquior sibi habeatur ab unoquoque qui est Deo propinquior. Cessabit enim tunc provisio, quae est in praesenti vita necessaria, qua necesse est ut unusquisque magis sibi coniuncto, secundum quamcumque necessitudinem, provideat magis quam alieno; ratione cuius in hac vita ex ipsa inclinatione caritatis homo plus diligit magis sibi coniunctum, cui magis debet impendere caritatis effectum. Continget tamen in patria quod aliquis sibi coniunctum pluribus rationibus diliget, non enim cessabunt ab animo beati honestae dilectionis causae. Tamen omnibus istis rationibus praefertur incomparabiliter ratio dilectionis quae sumitur ex propinquitate ad Deum.

ad 1 Ad primum ergo dicendum quod quantum ad coniunctos sibi ratio illa concedenda est. Sed quantum ad seipsum oportet quod aliquis plus se quam alios diligat, tanto magis quanto perfectior est caritas, quia perfectio caritatis ordinat hominem perfecte in Deum quod pertinet ad dilectionem sui ipsius, ut dictum est.
ad 2 Ad secundum dicendum quod ratio illa procedit de ordine dilectionis secundum gradum boni quod aliquis vult amato.
ad 3 Ad tertium dicendum quod unicuique erit Deus tota ratio diligendi eo quod Deus est totum hominis bonum, dato enim, per impossibile, quod Deus non esset hominis bonum, non esset ei ratio diligendi. Et ideo in ordine dilectionis oportet quod post Deum homo maxime diligat seipsum.

Articolo 13

L'ordine della carità rimane anche in patria?

Pare che l'ordine della carità non rimanga nella patria beata. Infatti:

1. S. Agostino [De vera relig. 48] afferma: «È perfetta carità amare di più i beni più grandi, e di meno quelli più piccoli». Ma nella patria la carità sarà perfetta. Quindi allora uno amerà i più buoni più di se stesso e dei propri congiunti.
2. È amato di più colui al quale vogliamo un bene più grande. Ora, chi è nella patria vuole un bene più grande a chi già lo possiede: altrimenti la sua volontà non sarebbe conforme a quella di Dio. Là però possiede un bene più grande chi è più santo. Quindi nella patria tutti ameranno di più i migliori. E così ameranno gli altri più di se stessi, e gli estranei più dei familiari.
3. Nella patria beata l'unico motivo dell'amore sarà Dio, secondo le parole di S. Paolo [1 Cor 15, 28]: «Perché Dio sia tutto in tutti». Perciò allora sarà amato di più chi è più vicino a Dio. Quindi uno amerà i migliori più di se stesso, e gli estranei più dei congiunti.

In contrario: La natura non viene distrutta, ma sublimata dalla gloria. Ora, l'ordine della carità che abbiamo esposto deriva dalla natura. Ma per natura tutti gli esseri amano se stessi più delle altre cose. Perciò questo ordine della carità rimarrà nella patria.

Dimostrazione: È necessario che l'ordine della carità rimanga nella patria [beata] quanto alla superiorità dell'amore di Dio su tutte le cose. Ciò infatti si realizzerà in senso assoluto quando l'uomo godrà di lui perfettamente. Quanto invece all'ordine di se stessi rispetto agli altri bisogna distinguere. Poiché sopra [a. 7] abbiamo notato che i gradi dell'amore si possono distinguere o in base alle differenze dei beni che uno desidera, o in base all'intensità dell'amore. Ora, rispetto al primo punto di vista uno amerà i migliori più di se stesso, e meno invece i meno buoni. Infatti ogni beato vuole che ciascuno abbia ciò che gli è dovuto secondo la divina giustizia, per la perfetta conformità della volontà umana con quella divina. D'altra parte allora non ci sarà più il tempo per conquistare con i meriti un premio maggiore, come invece accade adesso, quando uno può desiderare la virtù e il premio di chi è più santo di lui: perché allora il volere di ciascuno si fermerà a ciò che Dio avrà determinato. Rispetto invece al secondo punto di vista uno amerà se stesso più del prossimo, anche più santo. Poiché l'intensità dell'atto di amore dipende dal soggetto che ama, come si è detto [a. 7], e il dono stesso della carità viene impartito da Dio a ciascuno in primo luogo perché ordini la sua anima a Dio, il che appartiene all'amore di sé; in secondo luogo invece per fargli volere o per fargli realizzare, secondo le sue capacità, l'ordinamento degli altri verso Dio. Quanto invece all'ordine relativo al prossimo, con l'amore di carità ognuno amerà di più i migliori. Infatti tutta la vita dei beati consiste nell'ordinare la mente a Dio. Per cui tutto l'ordine del loro amore dovrà essere determinato in rapporto a lui, e ciascuno amerà di più e considererà più prossimo il santo che sarà più vicino a Dio. Infatti allora non ci sarà più, come al presente, la necessità per ciascuno di provvedere ai propri congiunti di qualsiasi genere più che agli estranei: ragione per cui in questa vita, anche per l'impulso della carità, uno è tenuto ad amare maggiormente quei congiunti verso i quali è tenuto maggiormente a compiere opere di carità. - Tuttavia nella patria uno amerà i congiunti per più motivi: infatti le cause di un amore virtuoso non verranno a cessare nell'animo dei beati. Però a tutti questi motivi verrà preferito incomparabilmente quello che scaturisce dalla vicinanza a Dio.

Analisi delle obiezioni:
1. Per quanto riguarda i propri congiunti l'argomento è da accettarsi. Per quanto invece riguarda se stessi bisogna che uno ami sempre se stesso più degli altri, e tanto più quanto più è perfetta la carità, poiché la perfezione della carità ordina perfettamente l'uomo a Dio, il che appartiene all'amore verso se stessi, come si è detto [nel corpo].
2. Il secondo argomento è valido per l'ordine [oggettivo] dell'amore, stabilito sul grado dei beni che vengono desiderati a coloro che amiamo.
3. Ciascuno avrà Dio come unico motivo dell'amore proprio perché Dio è per ciascuno tutto il suo bene: dato infatti per impossibile che Dio non fosse il bene del soggetto, quest'ultimo non avrebbe più alcun motivo per amare. Perciò è necessario nell'ordine dell'amore che l'uomo, dopo Dio, ami più di tutti se stesso.

Su 1Corinzi 15,24 vedi anche: Assunzione della B. V. Maria.

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