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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

5 aprile 2012 - Giovedi Santo, In Coena Domini

1Corinzi 11,25 Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in mia anàmnesi. Τοῦτο τὸ ποτήριον ἡ καινὴ διαθήκη ἐστὶν ἐν τῷ ἐμῷ αἵματι: τοῦτο ποιεῖτε, ὁσάκις ἐὰν πίνητε, εἰς τὴν ἐμὴν ἀνάμνησιν. Hic calix novum testamentum est in meo sanguine. Hoc facite quotiescumque bibetis, in meam commemorationem. "Fate questo in memoria di me": a partire da questo precetto, S. Tommaso svolge tre ordini di considerazioni: eucarestia e ultima cena (A.), necessità della partecipazione all'eucarestia (B.), eucarestia e sacramento dell'ordine sacro (C.). A. Eucarestia e ultima cena IIIª q. 73 a. 5 Videtur quod non fuerit conveniens institutio istius sacramenti. SEMBRA che l'istituzione di questo sacramento non sia stata conveniente.  ... 3. Praeterea, hoc sacramentum dicitur esse memoriale dominicae passionis, secundum illud Matth. XXVI, hoc facite in meam commemorationem . Sed memoria est praeteritorum. Ergo hoc sacramentum

25 marzo 2012 - V domenica di quaresima

Ebrei 5,7 Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. ὃς ἐν ταῖς ἡμέραις τῆς σαρκὸς αὐτοῦ, δεήσεις τε καὶ ἱκετηρίας πρὸς τὸν δυνάμενον σῴζειν αὐτὸν ἐκ θανάτου μετὰ κραυγῆς ἰσχυρᾶς καὶ δακρύων προσενέγκας καὶ εἰσακουσθεὶς ἀπὸ τῆς εὐλαβείας. Qui in diebus carnis suæ preces, supplicationesque ad eum qui possit illum salvum facere a morte cum clamore valido, et lacrimis offerens, exauditus est pro sua reverentia. Il celebre passo della Lettera agli Ebrei compare in S. Tommaso soprattutto a proposito del problema della preghiera del Cristo, circa due questioni: la preghiera di Gesù fu sempre esaudita? (a, b, c). E si può dedurre da essa che Gesù non fosse Dio (come vogliono Ario e altri stolti = "se era Dio, che senso aveva che Gesù pregasse Dio")? (d, e). Il passo di Ebrei parla inoltre del "pieno abbandono" di Cristo (lat

18 marzo 2012 - IV domenica di quaresima

Efesini 2,4-6 Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù. ὁ δὲ θεὸς πλούσιος ὢν ἐν ἐλέει, διὰ τὴν πολλὴν ἀγάπην αὐτοῦ ἣν ἠγάπησεν ἡμᾶς, καὶ ὄντας ἡμᾶς νεκροὺς τοῖς παραπτώμασιν συνεζωοποίησεν τῷ Χριστῷ χάριτί ἐστε σεσῳσμένοι καὶ συνήγειρεν καὶ συνεκάθισεν ἐν τοῖς ἐπουρανίοις ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ. Deus autem, qui dives est in misericordia, propter nimiam caritatem suam, qua dilexit nos, et cum essemus mortui peccatis, convivificavit nos in Christo (cujus gratia estis salvati), et conresuscitavit, et consedere fecit in caelestibus in Christo Jesu. A. Summa Theologiae IIIª q. 1 a. 5: sarebbe stato più logico che l'incarnazione divina avvenisse agli inizi del genere umano? Abbiamo già visto questa questione qui , omettendo tuttavia l'argumentum 1, dove Tommaso cita il passo di Efe

11 marzo 2012 - III domenica di quaresima

1Corinzi 1,22-25 Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. ἐπειδὴ καὶ Ἰουδαῖοι σημεῖα αἰτοῦσιν καὶ Ελληνες σοφίαν ζητοῦσιν, ἡμεῖς δὲ κηρύσσομεν Χριστὸν ἐσταυρωμένον, Ἰουδαίοις μὲν σκάνδαλον ἔθνεσιν δὲ μωρίαν, αὐτοῖς δὲ τοῖς κλητοῖς, Ἰουδαίοις τε καὶ Ελλησιν, Χριστὸν θεοῦ δύναμιν καὶ θεοῦ σοφίαν: ὅτι τὸ μωρὸν τοῦ θεοῦ σοφώτερον τῶν ἀνθρώπων ἐστίν, καὶ τὸ ἀσθενὲς τοῦ θεοῦ ἰσχυρότερον τῶν ἀνθρώπων. Quoniam et Judaei signa petunt, et Graeci sapientiam quaerunt; nos autem praedicamus Christum crucifixum, Judaeis quidem scandalum, gentibus autem stultitiam, 24 ipsis autem vocatis Judaeis, atque Graecis Christum Dei virtutem, et Dei sapientia. Quia quod stultum est Dei,