III domenica di quaresima, ufficio delle letture

Per questa domenica la lettura patristica ha presente il brano evangelico della samaritana, dunque il vangelo dell'anno A, il cui itinerario catecumenale per le domeniche III-V è in qualche modo tipico.

Dal Commento al Vangelo di Giovanni di sant'Agostino, vescovo (Discorso 15,10-12.16-17)

10. «E arrivò una donna» (Gv 4,7): figura della Chiesa, non ancora giustificata, ma ormai sul punto di esserlo. E' questo il tema della conversazione. Viene senza sapere, trova Gesù che inizia il discorso con lei. Vediamo su che cosa, vediamo perché. «Venne una donna di Samaria ad attingere acqua» (Gv 4,7). I samaritani non appartenevano al popolo giudaico: erano infatti degli stranieri. (...) È significativo il fatto che questa donna, figura della Chiesa, provenisse da un popolo straniero. La Chiesa infatti sarebbe venuta dai pagani che, per i giudei, erano stranieri. Ascoltiamoci in lei, riconosciamoci in lei, e in lei ringraziamo Dio per noi. Ella era una figura non la verità, perché anch'essa prima rappresentò la figura per diventare in seguito verità. Infatti credette in lui, che voleva fare di lei la nostra figura.
«Venne, dunque, ad attingere acqua». Era semplicemente venuta ad attingere acqua, come sogliono fare uomini e donne.
11. «Gesù le disse: 'Dammi da bere'. I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: 'Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?' I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani» (Gv 4,7-9). Vedete come erano stranieri tra di loro: i giudei non usavano neppure i recipienti dei samaritani. E siccome la donna portava con sé la brocca con cui attingere l'acqua, si meravigliò che un giudeo le domandasse da bere, cosa che i giudei non solevano fare. Colui però che domandava da bere, aveva sete della fede della samaritana.
12. Ascolta ora chi è colui che domanda da bere. «Gesù le rispose: 'Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere, tu stessa forse gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva'» (Gv 4,10). Domanda il bere e promette il bere. E' bisognoso come uno che aspetta di ricevere, e abbonda come chi è in grado di saziare. «Se tu conoscessi», dice, «il dono di Dio». Il dono di Dio è lo Spirito Santo. Ma Gesù parla alla donna in maniera ancora velata, e a poco a poco si apre una via al cuore di lei. Forse già la istruisce. Che c'è infatti di più dolce e di più affettuoso di questa esortazione: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Colui che ti dice: Dammi da bere, forse tu stessa gliene avresti chiesto ed Egli ti avrebbe dato acqua viva»? ... [L'acqua morta è quella separata dalla sorgente.]
16. [... Che vuol dire: "Chi beve di quest'acqua avrà sete ancora"? Questo vale per l'acqua naturale, e vale pure per ciò che essa significa. L'acqua del pozzo è simbolo dei piaceri mondani nella loro profondità tenebrosa; è da lì che gli uomini li attingono con l'anfora della cupidigia. Quasi ricurvi, affondano la loro cupidigia per poterne attingere il piacere fino in fondo; e gustano questo piacere che hanno fatto precedere dalla cupidigia. Chi infatti non manda avanti la cupidigia, non può giungere al piacere. Fa' conto, dunque, che la cupidigia sia l'anfora e il piacere sia l'acqua profonda. Ebbene, quando uno giunge ai piaceri di questo mondo: il mangiare, il bere, il bagno, gli spettacoli, gli amplessi; credi che non avrà di nuovo sete? Ecco perché il Signore dice: Chi beve di quest'acqua, avrà sete ancora; chi invece beve dell'acqua che gli darò io, non avrà sete in eterno.] Quale acqua, dunque, sta per darle, se non quella di cui è scritto: «E' in te sorgente della vita»? (Sal 36,10). Infatti come potranno aver sete coloro che «Si saziano dell'abbondanza della tua casa»? (Sal 36,9).
17. Prometteva una certa abbondanza e sazietà di Spirito Santo, ma quella non comprendeva ancora, e, non comprendendo, che cosa rispondeva? La donna gli dice: «Signore dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15). Il bisogno la costringeva alla fatica, ma la sua debolezza rifiutava la fatica. Oh, se avesse sentito: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò»! (Mt 11,28). Infatti Gesù le diceva questo, perché non dovesse più faticare; ma la donna non capiva ancora.

10. Et venit mulier. Forma Ecclesiae, non iam iustificatae, sed iam iustificandae; nam hoc agit sermo. Venit ignara, invenit eum, et agitur cum illa. Videamus quid, videamus quare: Venit mulier de Samaria haurire aquam (Io 4,7). Samaritani ad Iudaeorum gentem non pertinebant: alienigenae enim fuerunt.
[...]
Pertinet ad imaginem rei, quod ab alienigenis venit ista mulier, quae typum gerebat Ecclesiae: ventura enim erat Ecclesia de gentibus, alienigena a genere Iudaeorum. Audiamus ergo in illa nos, et in illa agnoscamus nos, et in illa gratias Deo agamus pro nobis. Illa enim figura erat, non veritas; quia et ipsa praemisit figuram, et facta est veritas. Nam credidit in eum, qui de illa figuram nobis praetendebat. Venit ergo haurire aquam. Simpliciter venerat haurire aquam, sicut solent vel viri vel feminae.
11. Dicit ei Iesus: Da mihi bibere. Discipuli enim eius abierant in civitatem, ut cibos emerent. Dicit ergo ei mulier illa Samaritana: Quomodo tu Iudaeus cum sis, bibere a me poscis, quae sum mulier Samaritana? Non enim coutuntur Iudaei Samaritanis (Io 4,7-9). Videtis alienigenas: omnino vasculis eorum Iudaei non utebantur. Et quia ferebat secum mulier vasculum unde aquam hauriret, eo mirata est, quia Iudaeus petebat ab ea bibere, quod non solebant facere Iudaei. Ille autem qui bibere quaerebat, fidem ipsius mulieris sitiebat.
12. Denique audi quis petat bibere. Respondit Iesus, et dixit ei: Si scires donum Dei, et quis est qui dicit tibi: Da mihi bibere, tu forsitan petisses ab eo, et dedisset tibi aquam vivam (Io 4,10). Petit bibere, et promittit bibere. Eget quasi accepturus, et affluit tamquam satiaturus. Si scires, inquit, donum Dei. Donum Dei est Spiritus sanctus. Sed adhuc mulieri tecte loquitur, et paulatim intrat in cor. Fortassis iam docet. Quid enim ista hortatione suavius et benignius? Si scires donum Dei, et scires quis est qui dicit tibi: Da mihi bibere, tu forsitan peteres, et daret tibi aquam vivam: huc usque suspendit.
[Viva aqua dicitur vulgo illa quae de fonte exit. Illa enim quae colligitur de pluvia in lacunas aut cisternas, aqua viva non dicitur. Et si de fonte manaverit, et in loco aliquo collecta steterit, nec ad se illud unde manabat admiserit, sed interrupto meatu, tamquam a fontis tramite separata fuerit; non dicitur aqua viva: sed illa aqua viva dicitur, quae manans excipitur. Talis aqua erat in illo fonte. Quid ergo promittebat quod petebat?]

16. [Verumtamen non praetereamus, quoniam Dominus spiritale aliquid promittebat. Quid est: Qui biberit de aqua hac, sitiet iterum? Et verum est secundum hanc aquam; et verum est secundum quod significabat illa aqua. Etenim aqua in puteo, voluptas saeculi est in profunditate tenebrosa: hinc eam hauriunt homines hydria cupiditatum. Cupiditatem quippe proni submittunt, ut ad voluptatem haustam de profundo perveniant; et fruuntur voluptate, praecedente et praemissa cupiditate. Nam qui non praemiserit cupiditatem, pervenire non potest ad voluptatem. Pone ergo hydriam, cupiditatem; et aquam de profundo, voluptatem: cum pervenerit quisque ad voluptatem saeculi huius, cibus est, potus est, lavacrum est, spectaculum est, concubitus est; numquid non iterum sitiet? Ergo de hac aqua qui biberit, iterum, inquit, sitiet: si autem acceperit a me aquam, non sitiet in aeternum. Satiabimur, inquit, in bonis domus tuae (Ps 64,5).]
De qua ergo aqua daturus est, nisi de illa de qua dictum est: Apud te est fons vitae? Nam quomodo sitient qui inebriabuntur ab ubertate domus tuae (Ps 35,10)?
17. Promittebat ergo saginam quamdam et satietatem Spiritus sancti: et illa nondum intellegebat; et non intellegens, quid respondebat? Dicit ad eum mulier: Domine, da mihi hanc aquam, ut non sitiam, neque veniam huc haurire (Io 4,15). Ad laborem indigentia cogebat, et laborem infirmitas recusabat. Utinam audiret: Venite ad me, omnes qui laboratis et onerati estis, et ego vos reficiam (Mt 11,28). Hoc enim ei dicebat Iesus, ut iam non laboraret, sed illa nondum intellegebat.

Sintesi: La samaritana è la chiesa dai pagani alla quale Gesù, indigente e ricco, chiede e offre da bere, promettendo riposo dal desiderio perennemente inquieto.
Particolarmente degna di nota mi pare l'esegesi del v. 13, omessa invece nella lettura LO (n. 16): l'acqua del pozzo, morta, rappresenta la gratificazione mondana, che si attinge mediante il (secchio del) desiderio.
Benedetto XVI ha citato questo brano di Agostino nell'omelia tenuta durante la visita alla parrocchia romana di S. Maria Liberatrice a Testaccio (febbraio 2008): «Il simbolismo dell’acqua ritorna con grande eloquenza nella celebre pagina evangelica che narra l’incontro di Gesù con la Samaritana a Sicar, presso il pozzo di Giacobbe. Cogliamo subito un legame tra il pozzo costruito dal grande patriarca di Israele per assicurare l’acqua alla sua famiglia e la storia della salvezza in cui Dio dona all’umanità l’acqua zampillante per la vita eterna. Se c’è una sete fisica dell’acqua indispensabile per vivere su questa terra, vi è nell’uomo anche una sete spirituale che solo Dio può colmare. Questo traspare chiaramente dal dialogo tra Gesù e la donna venuta ad attingere acqua al pozzo di Giacobbe. Tutto inizia dalla domanda di Gesù: “Dammi da bere” (cfr. Gv 4,5-7). Sembra a prima vista una semplice richiesta di un po’ d’acqua, in un mezzogiorno assolato. In realtà, con questa domanda rivolta per di più a una donna samaritana - tra ebrei e samaritani non correva buon sangue - Gesù avvia nella sua interlocutrice un cammino interiore che fa emergere in lei il desiderio di qualcosa di più profondo. Sant’Agostino commenta: “Colui che domandava da bere, aveva sete della fede di quella donna” (In Io. Ev. Tract. XV,11). Infatti, a un certo punto, è la donna stessa a chiedere dell’acqua a Gesù (cfr. Gv 4,15), manifestando così che in ogni persona c’è un innato bisogno di Dio e della salvezza che solo Lui può colmare. Una sete d’infinito che può essere saziata solamente dall’acqua che Gesù offre, l’acqua viva dello Spirito. Tra poco ascolteremo nel prefazio queste parole: Gesù “chiese alla donna di Samaria l’acqua da bere, per farle il grande dono della fede, e di questa fede ebbe sete così ardente da accendere in lei la fiamma dell’amore di Dio”.»

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