26 febbraio 2012 - I domenica di quaresima


1Pietro 3,18-20
Cristo ... nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Χριστὸς ... ζῳοποιηθεὶς δὲ πνεύματι, ἐν ᾧ καὶ τοῖς ἐν φυλακῇ πνεύμασι πορευθεὶς ἐκήρυξεν, ἀπειθήσασί ποτε, ὅτε ἀπεξεδέχετο ἡ τοῦ Θεοῦ μακροθυμία ἐν ἡμέραις Νῶε κατασκευαζομένης κιβωτοῦ, εἰς ἣν ὀλίγαι, τοῦτ ̓ἔστιν ὀκτὼ ψυχαί, διεσώθησαν δι ̓ὕδατος.
Christus ... vivificatus autem spiritu. In quo et his, qui in carcere erant, spiritibus veniens praedicavit, qui increduli fuerant aliquando, quando exspectabant Dei patientiam in diebus Noë, cum fabricaretur arca, in qua pauci, id est octo animae, salvae factae sunt per aquam.

S. Tommaso distingue l'inferno dei dannati (quello che oggi diciamo semplicemente "inferno"), dall'inferno dei bambini (non battezzati, il limbo, dottrina teologica oggi abbandonata) e dall'inferno dei padri (dove i giusti dell'antica alleanza attendevano la redenzione). In Summa Theologiae IIIª q. 52 a. 2 la questione è: alla sua morte, Cristo è disceso anche nell'inferno dei dannati?

Videtur quod Christus descenderit etiam ad Infernum damnatorum.
Sembra che Cristo sia disceso anche nell'inferno dei dannati.
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2. Praeterea, Act. II dicit Petrus quod Deus Christum suscitavit, solutis doloribus Inferni, iuxta quod impossibile erat teneri illum ab eo. Sed dolores non sunt in Inferno patrum, neque etiam in Inferno puerorum, qui non puniuntur poena sensus propter peccatum actuale, sed solum poena damni propter peccatum originale. Ergo Christus descendit in Infernum damnatorum, vel etiam in Purgatorium, ubi homines puniuntur poena sensus pro peccatis actualibus.
S. Pietro ha affermato, che "Dio ha risuscitato Cristo, liberandolo dai dolori dell'inferno, perché non era possibile che vi fosse trattenuto". Ma nell'inferno dei Patriarchi non c'erano i dolori: e neppure c'erano nell'inferno dei bambini, i quali non sono puniti con la pena del senso per il peccato attuale, ma solo con la pena del danno per il peccato originale. Dunque Cristo discese all'inferno dei dannati, oppure in purgatorio, dove gli uomini sono puniti con la pena del senso per i peccati attuali.

3. Praeterea, I Pet. III dicitur quod Christus his qui in carcere conclusi erant, spiritu veniens praedicavit, qui increduli fuerant aliquando, quod, sicut Athanasius dicit, in epistola ad Epictetum, intelligitur de descensu Christi ad Inferos. Dicit enim quod corpus Christi fuit in sepulcro positum, quando ipse perrexit praedicare his qui in custodia erant spiritibus, sicut dixit Petrus. Constat autem quod increduli erant in Inferno damnatorum. Ergo Christus ad Infernum damnatorum descendit.
Nella sua prima lettera S. Pietro scrive, che "Cristo è venuto in spirito per predicare a quelli che erano in carcere, e che un tempo erano stati increduli"; parole che S. Atanasio riferisce alla discesa di Cristo all'inferno. Scrive infatti che "il corpo di Cristo fu posto nel sepolcro, quando egli andò a predicare agli spiriti che erano prigionieri, come dice S. Pietro". Ora, si sa che gli increduli si trovano nell'inferno dei dannati. Perciò Cristo discese nell'inferno dei dannati.
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Respondeo dicendum quod dupliciter dicitur aliquid alicubi esse. Uno modo, per suum effectum. Et hoc modo Christus in quemlibet Infernum descendit, aliter tamen et aliter. Nam in Infernum damnatorum habuit hunc effectum quod, descendens ad Inferos, eos de sua incredulitate et malitia confutavit. Illis vero qui detinebantur in Purgatorio, spem gloriae consequendae dedit. Sanctis autem patribus, qui pro solo peccato originali detinebantur in Inferno, lumen aeternae gloriae infudit. Alio modo dicitur aliquid esse alicubi per suam essentiam. Et hoc modo anima Christi descendit solum ad locum Inferni in quo iusti detinebantur, ut quos ipse per gratiam interius visitabat secundum divinitatem, eos etiam secundum animam visitaret et loco. Sic autem in una parte Inferni existens, effectum suum aliqualiter ad omnes Inferni partes derivavit, sicut, in uno loco terrae passus, totum mundum sua passione liberavit.
RISPONDO: Uno può trovarsi in un luogo in due maniere. Primo mediante i suoi effetti. In tal modo si può dire che Cristo discese in ogni parte dell'inferno: però con effetti diversi. Infatti nell'inferno dei dannati egli produsse l'effetto di confondere la loro incredulità e la loro malizia. A coloro invece che si trovavano in purgatorio diede la speranza di raggiungere la gloria. Ai santi Patriarchi poi, che erano all'inferno solo per il peccato originale, infuse la luce della gloria eterna.
Secondo, si può dire che uno è in un dato luogo col proprio essere. E in tal modo l'anima di Cristo discese in quella parte dell'inferno in cui erano detenuti i giusti: poiché volle visitare localmente con la propria anima, coloro che visitava interiormente mediante la grazia con la propria divinità. E così portandosi in una sola parte dell'inferno irradiò in qualche modo la sua azione in tutte le parti di esso; come soffrendo la sua passione in un solo luogo della terra, liberò con essa tutto il mondo.

SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
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2. Ad secundum dicendum quod duplex est dolor. Unus de passione poenae, quam patiuntur homines pro peccato actuali, secundum illud Psalmi, dolores Inferni circumdederunt me. Alius autem dolor est de dilatione speratae gloriae, secundum illud Proverb. XIII, spes quae differtur, affligit animam. Quem quidem dolorem etiam patiebantur sancti patres in Inferno. Ad quod significandum Augustinus, in sermone de passione, dicit quod lacrymabili obsecratione Christum orabant. Utrosque autem dolores Christus solvit ad Infernum descendens, aliter tamen et aliter. Nam dolores poenarum solvit praeservando ab eis, sicut medicus dicitur solvere morbum a quo praeservat per medicinam. Dolores autem causatos ex dilatione gloriae actualiter solvit, gloriam praebendo.
Esistono due specie di dolore. Il primo è dovuto alla sofferenza della pena, subita dagli uomini per il peccato attuale; ad essa si riferiscono le parole del Salmista: "I dolori dell'inferno mi hanno circondato". - Il secondo è il dolore derivante dalla dilazione della gloria sperata, secondo l'allusione dei Proverbi: "La speranza differita affligge l'anima". Codesto dolore era sofferto nell'inferno anche dai santi Patriarchi. E S. Agostino accennando ad esso afferma, che "pregavano Cristo supplicandolo con lacrime".
Ebbene, Cristo col discendere agli inferi mise fine a entrambe le specie di dolore: però in maniera diversa. Infatti pose fine ai dolori dei castighi preservando da essi: come di un medico può dirsi che mette fine a una malattia preservando da essa con l'opportuna medicina. E mise fine sull'istante ai dolori causati dalla dilazione della gloria, donando la gloria.

3. Ad tertium dicendum quod illud quod ibi dicit Petrus, a quibusdam refertur ad descensum Christi ad Inferos, sic exponentes verbum illud, his qui in carcere conclusi erant, idest in Inferno, spiritu, idest secundum animam, Christus veniens praedicavit, qui increduli fuerant aliquando. Unde et Damascenus dicit, in III libro, quod, sicut his qui in terra sunt evangelizavit, ita et his qui in Inferno, non quidem ut incredulos ad fidem converteret, sed ut eorum infidelitatem confutaret. Quia et ipsa praedicatio nihil aliud intelligi potest quam manifestatio divinitatis eius, quae manifestata est infernalibus per virtuosum descensum Christi ad Inferos.
Augustinus tamen melius exponit, in epistola ad Evodium, ut referatur, non ad descensum Christi ad Inferos, sed ad operationem divinitatis eius, quam exercuit a principio mundi. Ut sit sensus quod his qui in carcere conclusi erant, viventes scilicet in corpore mortali, quod est quasi quidam carcer animae, spiritu suae divinitatis veniens praedicavit, per internas inspirationes, et etiam exteriores admonitiones per ora iustorum, his, inquam, praedicavit qui increduli fuerant aliquando, Noe scilicet praedicanti, quando expectabant Dei patientiam, per quam differebatur poena diluvii. Unde subdit, in diebus Noe, cum fabricaretur arca.
Alcuni riferiscono alla discesa di Cristo all'inferno quelle parole di S. Pietro, dando loro questo significato: "A coloro che erano chiusi in carcere", cioè nell'inferno, "e che un tempo erano stati increduli, Cristo venne a predicare in spirito", cioè con la sua anima. Infatti il Damasceno scrive, che "come evangelizzò quelli che erano sulla terra, così fece con quelli che erano nell'inferno": non già per convertirli alla fede, ma "per confondere la loro incredulità". Poiché in codesta predicazione non si può vedere altro che la manifestazione della divinità di Cristo, mediante la sua irresistibile discesa agli inferi manifestata agli esseri infernali.
Tuttavia S. Agostino ne dà un'esegesi migliore: riferendo le parole suddette non alla discesa di Cristo agli inferi, bensì agli interventi della sua divinità fin dal principio del mondo. E allora si ha questo senso, che egli "venne a predicare" con interne ispirazioni e con le esterne ammonizioni dei giusti, "a coloro che erano in carcere", che cioè vivevano in un corpo mortale, il quale è come il carcere dell'anima, "con lo spirito" della sua divinità: "a coloro", dico, "egli ha predicato che erano stati increduli un tempo", cioè alla predicazione di Noè, vale a dire "quando essi facevano assegnamento sulla pazienza di Dio", che differiva il castigo del diluvio. Infatti nel testo si aggiunge: "Ai giorni di Noè, quando si costruiva l'arca".

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