9 maggio 2010 - VI Domenica di pasqua

Apocalisse 21,10-14.22-23

L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
...
La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.

10 καὶ ἀπήνεγκέν με ἐν πνεύματι ἐπὶ ὄρος μέγα καὶ ὑψηλόν, καὶ ἔδειξέν μοι τὴν πόλιν τὴν ἁγίαν Ἰερουσαλὴμ καταβαίνουσαν ἐκ τοῦ οὐρανοῦ ἀπὸ τοῦ θεοῦ, 11 ἔχουσαν τὴν δόξαν τοῦ θεοῦ: ὁ φωστὴρ αὐτῆς ὅμοιος λίθῳ τιμιωτάτῳ, ὡς λίθῳ ἰάσπιδι κρυσταλλίζοντι.
...
23 καὶ ἡ πόλις οὐ χρείαν ἔχει τοῦ ἡλίου οὐδὲ τῆς σελήνης, ἵνα φαίνωσιν αὐτῇ, ἡ γὰρ δόξα τοῦ θεοῦ ἐφώτισεν αὐτήν, καὶ ὁ λύχνος αὐτῆς τὸ ἀρνίον.

Cogliendo l'insistenza di questo brano sul tema della luce, ecco un commento di S. Tommaso a Sal 35,5 ("nella tua luce vedremo la luce"):

Super Ps. 35 (ebr. 36),9
Et in lumine. Duo sunt privilegia rationalis creaturae. Unum, quod rationalis creatura videt in lumine Dei, et quia alia animalia non vident in lumine Dei, ideo dicit "in lumine tuo". Non intelligitur de lumine creato a Deo, quia sic intelligitur illud quod dicitur Gen. 1,3: "fiat lux". Sed "in lumine tuo", quo scilicet tu luces, quod est similitudo substantiae tuae. Istud lumen non participant animalia bruta; sed rationalis creatura primo participat illud in cognitione naturali: nihil enim est aliud ratio naturalis hominis, nisi refulgentia divinae claritatis in anima, propter quam claritatem est ad imaginem Dei, Psalm. 4,6: "signatum est super nos lumen vultus tui Domine". Secundum est lumen gratiae, Eph. 5,14: "exurge qui dormis" et cetera. Tertium est lumen gloriae, Isa. 60,1: "Surge, illuminare Jerusalem, quia venit lumen tuum" et cetera.
Vel, "in lumine tuo", idest in Christo, qui est lumen de lumine: et sic est lumen quod est verus Deus. Est ergo lumen Christus, inquantum procedit a Patre: est fons vitae, inquantum est principium Spiritus vivificantis.
Aliud privilegium est, quia sola creatura rationalis videt hoc lumen; unde dicit: "videbimus lumen". Hoc lumen vel est Veritas creata, idest Christus, secundum quod homo; vel est Veritas increata, qua aliqua vera cognoscimus. Lumen enim spirituale veritas est: quia sicut per lumen aliquid cognoscitur inquantum lucidum; ita cognoscitur, inquantum est verum. Animalia bruta bene cognoscunt aliqua vera, puta hoc dulce: sed non veritatem hujus propositionis, hoc est verum; quia hoc consistit in adaequatione huius intellectus ad rem, quod non possunt facere bruta. Ergo bruta non habent lumen creatum. Similiter nec lumen increatum, quia solus homo factus est ad videndum Deum per fidem et per spem; et sicut nunc videmus per fidem in lumine, sic videbimus eum in specie, quando erimus in patria.

Nella tua luce.
(A.)
I privilegi della creatura razionale (spirituale) sono due. Primo: essa vede nella luce di Dio. Appunto perché gli altri viventi non vedono nella luce di Dio dice: "nella tua luce". Ciò non è inteso di quella luce della cui creazione si legge in Genesi 1,3: "sia fatta la luce". Ma "nella tua luce", quella luce nella quale tu (Dio) risplendi, che è analogia della tua sostanza. Gli animali non partecipano di codesta luce, ma la creatura spirituale sì, in primo luogo nella conoscenza naturale. La ragione umana non è altro che lo splendore del fulgore divino nell'anima, per il quale è ad immagine di Dio: "ci benedica risplendendo su noi la luce del tuo volto, Signore" (Sal 4,6). In secondo luogo nella luce della grazia: "sorgi, tu che dormi, etc..." (Ef 5,14). In terzo luogo nella luce della gloria: "sorgi, risplendi Gerusalemme, perché viene la tua luce, etc..." (Is 60,1).
Oppure "nella tua luce" si può intendere "in Cristo", lui che è "luce da luce": è luce in quanto vero Dio. Cristo è dunque luce, in quanto procede dal Padre; ed è fonte di vita, in quanto è principio dello Spirito che dà la vita.
(B.)
Un altro privilegio della creatura spirituale, è che solo essa vede questa luce; per cui aggiunge: "vedremo la luce". Questa luce è la Verità creata, cioè Cristo in quanto uomo; o la Verità increata, per la quale conosciamo alcune verità. La verità, infatti, è la luce del mondo spirituale. Come attraverso la luce (fisica) si conosce qualcosa in quanto viene illuminato, così si conosce qualcosa in quanto è vero. Gli animali possono conoscere correttamente alcune cose vere, come per esempio che questa cosa è dolce; ma non possono conoscere la verità di questa affermazione, "questo è vero"; perché ciò consiste nell'adeguamento dell'intelletto alla realtà, cosa che gli animali non possono fare. Perciò essi non hanno la luce creata. E neppure l'increata, perché solo l'uomo è creato per vedere Dio mediante fede e speranza; e come ora lo vediamo attraverso la luce della fede, così quando saremo in patria lo vedremo in visione.

Dunque, vedere alla luce e vedere la stessa luce, a tre livelli: naturale (ragione), soprannaturale in via (grazia), soprannaturale in patria (gloria).

Commenti

Post popolari in questo blog

Ego sum Via

Le Nozze

Filautia, piacere e dolore nella Questione 58 a Talassio di S. Massimo il Confessore