Le donne dell'Odissea

"Quando si diventa vecchi si commentano i grandi libri. Gli stessi che da giovani abbiamo provato a sviscerare. Non essendoci riusciti, ci abbiamo riprovato. Li abbiamo lasciati stare. Li abbiamo dimenticati. E ora sono qui di nuovo. Ce li siamo meritati con anni e anni di oblio. Ne contempliamo la magnificenza. Parliamo con loro. Adesso, pensiamo, dovremmo poter ricominciare a vivere per comprendere uno solo di questi libri" (E. Canetti, Die Fliegenpein Aufzeichnungen, 1992 [La tortura delle mosche]). E dunque riprendiamo in mano l'Odissea. Le sue donne.

1. Le Sirene
Le Sirene non sono donne, ma mezze donne: metà donne e metà uccello (o serpente, o pesce). Per tal motivo non le si può legare alla seduzione femminile, alla lusinga sensuale; ma piuttosto alla fascinazione del sapere, della conoscenza, dell'andare verso l'ignoto, del fare esperienza di tutto. Il loro canto ammaliatore:

Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,
ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose...

Tuttavia, nella misura in cui sono anche donne, associano la donna a questa enigmatica dimensione di alterità. Odisseo non si tira indietro; ma sarà un'altra donna, Circe, a metterlo in guardia, suggerendogli il modo per ascoltare la loro fascinazione senza esserne distrutto:

Alle Sirene prima verrai, che gli uomini
stregano tutti, chi le avvicina.
Chi ignaro approda e ascolta la voce
delle Sirene, mai più la sposa e i piccoli figli,
tornato a casa, festosi l'attorniano,
ma le Sirene col canto armonioso lo stregano,
sedute sul prato: pullula in giro la riva di scheletri
umani marcenti; sull'ossa le carni si disfano.

Naturalmente non si tratta dell'allettamento della conoscenza in senso teoretico, mentale, il che non potrebbe essere rappresentato da questi esseri. Si tratta dell'in(de)finita espansione della consapevolezza dell'io, offerta non come risultato di una qualsivoglia ascesi o meta di cammino lungo e faticoso, ma come cosa nella quale ci si imbatte, come occasione da non perdere: frutto che è sufficiente cogliere, voce che basta seguire, fascino da assecondare. Ora, questo è sempre distruttivo, perché induce a privilegiare indebitamente la voce della sirena, sottraendo ogni attenzione ed energia al resto. E quella ebbrezza di sentirsi vivo, diverso, senza confini, si conclude nel rimanere stregati fino al punto di perdere le elementari nozioni di autodifesa. C'è chi, come i compagni, si tura gli orecchi e tira dritto. C'è chi ascolta e si schianta senza nemmeno porsi il problema. E c'è chi, come Odisseo, cerca di salvare capra e cavoli, ascoltare la voce senza distruggersi. Questo è possibile grazie alla sua agilità mentale: docilità nei confronti di rivelazioni che gli vengono da altri e considerazione del ruolo della società (i compagni lo tengono ben legato). Odisseo non varca quella fatale soglia del non sentire più se non la voce della sirena. Perché allora, egli lo sa, le sue ossa andrebbero a confondersi tra quelle dei molti altri venuti prima di lui.

2. Circe
La maga figlia del Sole e dell’Oceanina Perse è un personaggio difficile. Di solito la si presenta come l'ammaliatrice, la seduttrice che intrappola Odisseo (per un intero anno). Bisogna distinguere bene il suo atteggiamento nei confronti dei compagni (che è anche il suo iniziale atteggiamento verso Odisseo) da quello che poi tiene nei confronti di Odisseo. Nel primo caso è certo l'incantatrice; nel secondo no.
Circe non seduce propriamente le proprie vittime (che sembrano essere tutti uomini), non si concede e nemmeno si promette. Solo attira nella sua casa col canto, offre ospitalità; e poi mette al suo servizio, toglie dignità, fa animali, svilisce. E' la donna che non incontra nessuno, perché ancora prima, forte del proprio potere, sprezzante, lo ha demolito, confinato tra i mediocri, tanto più beffarda quanto più consapevole dell'ammirazione che suscita.
All'arrivo di Odisseo si comporta come sempre. Ma lui, istruito da Hermes, resiste al processo di degradazione: non si lascia misurare come mediocre, resiste, anzi l'assale, la minaccia. Il cambiamento in lei è repentino: piange, si offre. Da questo momento deporrà ogni intento ingannatorio, ogni lusinga. Odisseo ancora non si fida, le chiede un giuramento che prontamente lei gli fa. Libera i compagni dall'incantesimo, diventa la fidata guida e consigliera di Odisseo. Non è più la maga, ma la donna. E ama al punto da non tentare alcun inganno nemmeno per trattenere Odisseo. Sì, lo trattiene un anno, ma poi lo lascia libero. Anche da questo punto di vista appare di una consapevolezza superiore: sa che non può interrompere il viaggio verso Itaca. Alla fine resta sola, come quando si prendeva gioco dei suoi ospiti; ma oramai umanizzata, donna, non più dedita a demolire a priori l'uomo (maschio).

3. Calipso
La ninfa Calipso, figlia del titano Atlante, rappresenta la classica donna che si impossessa dell'uomo e pretende che stia chiuso nel suo (della donna) mondo. Non per nulla il suo nome significa "occultatrice" (da kalyptein, nascondere): e infatti con lei sulla scena Odisseo è sparito, finito ai margini della storia e del mondo.

Ei nell'isola intanto, ove Calipso
In cave grotte ripugnante il tiene,
Giorni oziosi e travagliosi mena.

Tutto è bloccato, tantevvero che occorre addirittura un consiglio degli dei, un intervento di Atena, un ordine di Zeus e un'ambasceria di Hermes, per rimettere in moto la situazione. Sull'isola di Ogigia non succede mai niente, il tempo è fermo, il povero Odisseo tutti i giorni va sullo scoglio più lontano a sospirare… Ma lei, niente: imperterrita, se lo tiene ben stretto per sette lunghi anni, giusto il tempo per farlo considerare oramai morto dai più. Si lamenta con Hermes che gli impone di lasciarlo libero, accusando gli dei di invidia: reazione da vera oca (che differenza rispetto a Circe!). E come argomento per dissuadere Odisseo dal proposito di intraprendere nuovamente la via del ritorno, non trova di meglio che ricordargli che lei è attraente quanto Penelope, anzi di più perché, essendo immortale, non invecchia.

Pur non cedere a lei né di statura
Mi vanto, né di volto; umana donna
Mal può con una dea, né le s'addice,
Di persona giostrare, o di sembianza.

Una delle donne che pensano e trattano gli uomini come se fossero in grado di apprezzare unicamente il loro corpo. Non per nulla è figlia di uno tutto muscoli e niente cervello.

4. Nausicaa
La principessa figlia di Alcinoo e Arete è un'adolescente. Si tratta di un personaggio chiaro, lineare, primaverile. Rappresenta l'amore sognato. Il suo rapporto con Odisseo non va oltre questo stadio, è sbilanciato, vissuto più che altro dalla sua parte: lui non sembra considerarla più di tanto, per più versi la situazione non lo permette.
Di fronte allo sconosciuto che compare sulla spiaggia all'improvviso, nudo e sporco, Nausicaa sembra guidata da un misterioso istinto:

Terribile apparve loro, era tutto imbrattato di salsedine. E fuggirono via, chi qua chi là, sulle spiagge dove più sporgevano dentro il mare. Sola restava la figlia di Alcinoo: Atena le mise in cuore ardimento e tolse dalle membra la paura. Rimase ferma di fronte a lui, si tratteneva.

Solo dopo che Odisseo ha ripreso il suo nobile aspetto Nausicaa acquista consapevolezza, e lo dice alle compagne:

Lo contemplava la fanciulla con meraviglia. E allora diceva fra le ancelle «Ascoltatemi, ancelle, voglio dire una cosa. Non senza il volere degli dei tutti che abitano l'Olimpo, quest'uomo arriva tra i Feaci divini. Prima, a dir il vero, mi sembrava fosse volgare; ora invece assomiglia agli dei che abitano l'ampio cielo. Oh, se potesse chiamarsi mio sposo un uomo così, e abitare quivi e qui gli piacesse rimanere con noi!

Curioso, poi il suo eccesso di zelo per la propria reputazione. Impone a Odisseo di non seguirla al suo rientro in città, altrimenti qualcuno potrebbe pensare male:

Chi è costui che segue Nausicaa? questo forestiero, bello e grande di statura? E dove lo trovò? Certo sarà il suo sposo. Forse è uno che si smarrì e lei lo raccolse premurosa dalla sua nave, uno degli uomini di lontano paese, poiché qui vicino non c'è nessuno. Oppure alle sue preghiere giunse un dio - oh, l'ha molto invocato - scendendo dal cielo ed essa se lo terrà per sempre. Meglio ancora se è andata lei a trovarsi un marito da un'altra parte. Certo questi qui nel paese li disprezza, i Feaci che la vogliono sposa, e sono in molti, e nobili.

Nausicaa è ancora molto centrata su se stessa, sulla sua immagine. Ma soprattutto - e questo mi sembra un tratto di fine psicologia da parte di Omero - proietta nella maldicenza altrui quello che essa stessa desidera, e trova il modo per fare una nascosta dichiarazione di amore e ammirazione, nonché per dire che in molti la chiedono. Il padre stesso riconoscerà più tardi che la sua preoccupazione è stata esagerata. Ma non era solo quello, no…
Tenerissimo e struggente il suo saluto allo straniero che per un istante l'ha fatta sognare e che oramai sta per partire:

E quando le ancelle lo ebbero lavato e unto di olio, gli misero indosso una tunica e un bel manto. Egli usciva dal bagno, andava in mezzo agli uomini bevitori di vino. E Nausicaa, la fanciulla che aveva dagli dei il dono della bellezza, si fermò presso lo stipite della porta, sul limitare della sala, e gli rivolgeva parole alate «Addio, forestiero! E anche quando sarai nella tua terra, ricordati di me. Io sono la prima a cui tu devi la salvezza.»

Ogni commento non può che appesantire questo insuperabile, delicato saluto, questo rimanere sulla soglia, nostalgia dell'amore che poteva essere e non è stato, sognato e svanito.

5. Penelope
Eccoci alla moglie di Odisseo, "la saggia Penelope". (Personalmente me la raffiguro in modo definitivo con il bel volto di Irene Papas.) Ella rappresenta il legame con il passato e il futuro di Odisseo, il legame con la terra dei padri e il figlio Telemaco. E se è esagerato dire che tutto il poema ha il suo fine nel ritorno a lei, sicuramente essa fa parte in modo integrante di questo telos (scopo) che è motore del viaggio di Odisseo. Risalta la differenza con i rapporti con Circe e Calipso, che sono entrambi "assoluti", cioè sciolti da ogni contesto, senza passato, senza futuro, senza relazioni "complementari", e quindi mutili e incompiuti. Per entrambe le cose Penelope lotta duramente: contro chi manda in rovina la casa (e i beni) e insidia il figlio. In questo la saggia Penelope è davvero affine, complice, sorella dell'astuto, scaltro, intelligente, abile, ingegnoso Odisseo: entrambi sono alle prese con difficoltà che li sovrastano e che riescono a superare grazie alla loro intelligenza e operosità (anche se senza il soccorso degli dei queste rimarrebbero insufficienti): la famosa tela di Penelope mai arriva al suo completamento.
Penelope è la donna che si è legata in modo profondo e duraturo con il suo sposo, in un legame di unicità per il quale le ripugna legarsi ad un altro; per questo è disposta a pagare l'alto prezzo della solitudine, e questa è l'altra sua grande lotta. In un certo senso si trova al polo opposto rispetto a Nausicaa: quanto quella si affacciava ingenuamente all'esperienza dell'amore, questa ne vive tutto lo spessore concreto e ne porta la pesantezza. Totalmente mortale, donna "normale" e non dea, proprio con il suo "rimetterci la vita" conferisce preziosità al suo amore, come né Circe né Calipso potevano fare.
Entrambi recando i segni del tempo e delle battaglie attraversate, Odisseo e Penelope insieme andranno sereni incontro alla vecchiaia, appoggiandosi l'uno all'altra, raccontandosi ancora tutto come in quella lunga notte che li vede per la prima volta insieme dopo vent'anni. Rimane quell'incognita ultima avventura di Odisseo quando, ancora una volta in viaggio, ancora una volta in mare, lo coglierà il sonno della morte.

Commenti

  1. è una visione assolutamente maschilista delle donne, in particolare ho trovato molto deludente e anche orribile ora che ci penso come si è descritta la figura di Calipso.
    Non credo lei abbia ben capito la sua VERA persona, non è una "occultatrice" come dice lei, ma è solo una povera donna che non è amata da Ulisse, è vero, probabilmente ha sbagliato ha cercare di tenerlo con se, ma TUTTI fanno degli errori, e avesse capito davvero la sua persona avrebbe anche capito quanot lo ama, dandogli la possibilità di lasciarlo andare...ma lei è solamente uno di quei tanti maschilisti e ovviamente non si può pretendere tanto...

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  2. Può essere vista come visione maschilista delle donne, ma concordo con il commendatore.. Nonostante Calipso fosse innamorata di Odisseo ha sbagliato a trattenerlo con sè facendo passare la figura della donna come quella che pur di avere con sè l'uomo a cui è legata sarebbe disposta a farlo con la forza. La visione non è quindi maschilista, bensì realista. Gerry

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    1. Ma che cosa dice, qui non c'è ombra di maschilismo.Piuttosto vada ad approfondire meglio gli studi.

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  3. bel commento, molto esauriente, ho trovato che la parte dedicata alle sirene fosse molto ben fatta. sono d'accordo nel dire che Calipso è un'occultatrice (lo dice anche il nome stesso!)e credo che se avesse davvero amato Odisseo, l'avrebbe lasciato andare via subito.

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  4. commento molto esaustivo.Condivido pienamente quello su Penelope, unica donna -forse anche perche' "proprietaria" rispetto alle altre dello splendido dono della morte che le permette di aprirsi eternamente al marito nonche' eroe Odisseo- ad amare pienamente Ulisse. Mi entusiasmerebbe molto sentire un suo commento riguardo la famosa cicatrice di Odisseo che alla fine del viaggio risulta un vero e proprio punto debole del medesimo eroe.

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  5. Attraverso i miei studi classici , posso fare determinate osservazioni: il lavore è assolutamente ben fatto ed esauriente. Il punto di vista non è assolutamente maschilista, ma reale. COMPLIMENTI.

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  6. Semplicemente, ma sinceramente, grazie: molto utile per la terza puntata del mio progetto "In viaggio con Odisseo" che sto attuando in una classe quinta.

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  7. a mio parere i vari personaggi femminili qui sono stati presentati descritti e argomentati in modo molto esaustivo e credo k anche se in alcuni punti si possa in qualche modo percepire del maschilismo io nn credo sia proprio cosi... cmq complimenti allo scrittore.....

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