Beethoven, An die Freude - Inno alla gioia

Beethoven ha usato il testo di un'ode di Schiller, con non piccoli adattamenti. Intanto ha composto un testo introduttivo, che veramente non è un granché, che recita:
O Freunde, nicht diese Töne!
Sondern laßt uns angenehmere
anstimmen, und freudenvollere!
Freude!
Amici, non questi suoni!
Intoniamone piuttosto altri,
più gradevoli e gioiosi!
Gioia!
L'esortazione a "cambiare musica" si riferisce alla musica che precede immediatamente, da qualcuno - piuttosto propenso a drammatizzare - chiamata "fanfara dell'orrore" e al recitativo (strumentale), i quali creano una tensione che domanda di essere risolta. Come nelle opere, negli oratori, etc… la tensione creata dal recitativo viene risolta nell'aria seguente, qui viene risolta nel dispiegarsi delle strofe dell'inno alla gioia.

Ed ecco la prima strofa:
Freude, schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
Wir betreten feuertrunken,
Himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder,
Was die Mode streng geteilt;
Alle Menschen werden Brüder,
Wo dein sanfter Flügel weilt.
Gioia, bella scintilla degli dei,
Figlia dell'Elisio,
noi penetriamo, ebbri di fuoco,
divina, nel tuo santuario.
I tuoi incanti riuniscono
quel che gli usi rigidamente divisero;
tutti gli uomini diventano fratelli
dove dimora la tua dolce ala.
Per ora non diciamo che cosa sia questa "gioia", che non è solo l'allegria dell'osteria (anche). Essa è qualcosa di divino ("figlia dell'Elisio") che affratella gli uomini, indipendentemente dalle loro culture, usanze, etc…: un'idea che Beethoven mette a più riprese in evidenza nel corso della composizione.

A questo punto Beethoven omette una strofa del testo di Schiller (la sposta in fondo) e passa alla 4 e 5 strofa, che formano insieme la seconda strofa del "rifacimento" beethoveniano:
Wem der große Wurf gelungen,
Eines Freundes Freund zu sein,
Wer ein holdes Weib errungen,
Mische seinen Jubel ein!
Ja - wer auch nur eine Seele
Sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer's nie gekonnt, der stehle
Weinend sich aus diesem Bund.
Chi riuscì nel gran colpo
d’esser amico di un amico,
chi conquistò una dolce donna,
condivida con noi l'esultanza!
Sì, chi abbia sia pure un’anima sola
che gli appartenga sulla terra!
E chi non vi riuscì mai, si allontani,
piangendo, da questa confraternita.
L'attenzione è qui posta sui rapporti interpersonali, amicizia e amore di coppia. Chi non è in grado di mantenere e apprezzare questi rapporti non può far parte della compagnia dei cultori della gioia.
A questo punto Beethoven omette una strofa (la sesta) del testo di Schiller. Leggiamola:
Was den großen Ring bewohnet,
Huldige der Sympathie!
Zu den Sternen leitet sie,
Wo der Unbekannte thronet.
Quello che abita il gran cerchio (del mondo)
inneggia alla simpatia!
Essa porta alle stelle,
dove troneggia lo Sconosciuto.
Una bella strofa, che è stata scartata da Beethoven probabilmente perché centrata su un concetto (la simpatia) che è filosofico e di non immediata comprensione per tutti. Ora, Beethoven vuole parlare proprio a tutti, intende lanciare un messaggio universale.

Eccoci alla terza strofa della composizione beethoveniana:
Freude trinken alle Wesen
An den Brüsten der Natur.
Alle Guten, alle Bösen
Folgen ihrer Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
Einen Freund, geprüft im Tod;
Wollust ward dem Wurm gegeben,
Und der Cherub steht vor Gott.
Tutti gli esseri bevono gioia
dal seno della natura;
buoni e cattivi, tutti
seguono il suo sentiero di rose.
Baci ci diede, e viti,
ed un amico fedele sino alla morte;
la voluttà fu data al verme,
ma il Cherubino sta al cospetto di Dio.
Nella prima parte si parla della natura, che dispensa gioia a tutti gli esseri. Gioia è poi il vino e, ancora, l'amicizia (vera). Questa è la parte assegnata all'uomo; non la voluttà, che è del verme, né lo stare davanti a Dio, che è degli Angeli. Alle parole "Und der Cherub steht vor Gott" la musica vive un picco di tensione e rimane poi sospesa in aria. 

A questo punto, contrasto fortissimo, si sente il fagotto da solo, che introduce una marcetta militare ("marcia turca") sempre sul tema musicale dell'inno alla gioia. Una parte molto orecchiabile, veramente godibile e di immediato richiamo per tutti: il genere era molto popolare nella Vienna del tempo. La marcia si replica in sottofondo e Beethoven introduce il tema dell'"eroe" con le parole cantate dal tenore:
Froh, wie seine Sonnen fliegen
Durch des Himmels prächt'gen Plan,
Laufet Brüder, eure Bahn,
Freudig, wie ein Held zum Siegen.
E' gioioso come volano i suoi astri
attraverso la splendida distesa del cielo;
correte, fratelli, la vostra via,
lieti, come un eroe alla vittoria.
L'eroe è l'uomo che si solleva al di sopra della massa, dotato di capacità che lo rendono idoneo a svolgere una missione particolare nei confronti dell'umanità tutta. La sezione "eroica" è completata da un potentissimo intermezzo fugato, in cui la cifra beethoveniana risplende in piena luce ("musica da tempesta"), il cui tema riprende le prime note dell'inno alla gioia.

Segue una ripresa molto squillante e sonora della prima strofa ("Freude, schöner Götterfunken") che sfocia nel secondo grande polo concettuale della composizione: il tema della fraternità universale basata sull'intuizione di un padre comune, Dio. La musica cambia completamente, si fa più statica e intensa, religiosa:
Seid umschlungen, Millionen!
Diesen Kuß der ganzen Welt!
Brüder - überm Sternenzelt
Muß ein lieber Vater wohnen.
Ihr stürzt nieder, Millionen?
Ahnest Du den Schöpfer, Welt?
Such' ihn überm Sternenzelt!
Über Sternen muß er wohnen.
Abbracciatevi, milioni!
Questo bacio al mondo intero!
Fratelli, oltre il manto delle stelle
deve abitare un Padre amoroso.
Cadete in ginocchio, milioni?
Mondo, intuisci il Creatore?
Cercalo oltre il manto delle stelle,
oltre le stelle deve abitare.
Questa strofa Beethoven la ottiene variando la disposizione originale di Schiller, dove "Seid umschlungen…" è la 3.a strofa e "Ihr stürzt nieder…" la 9.a. L'intento è chiaro: unificare questi testi in modo da creare un polo ben riconoscibile, in un'atmosfera coerente. E' anche da notare come la musica si faccia estatica e "siderale" quando il testo accenna alle stelle.
Dopo aver sviluppato questo tema, con un procedimento musicale ereditato dalla grande tradizione contrappuntistica barocca, Beethoven fa risuonare simultaneamente i due temi della gioia e della fraternità universale, proprio per sottolineare l'inscindibile nesso fra questi due elementi.
Un'ampia ripresa del tema della gioia, dove si intreccia il testo della prima e dell'ultima strofa, avvia la composizione verso la perorazione finale e la rutilante conclusione sulle parole "schöner Götterfunken".

"Gioia" è il motore dell'universo, lo slancio verso la vita e l'ordine del cosmo. Ecco due strofe di Schiller, escluse da Beethoven:
Freude heißt die starke Feder
In der ewigen Natur.
Freude, Freude treibt die Räder
In der großen Weltenuhr.
Blumen lockt sie aus den Keimen,
Sonnen aus dem Firmament,
Sphären rollt sie in den Räumen,
Die des Sehers Rohr nicht kennt.
"Gioia" si chiama la forte molla
che sta nella natura eterna.
Gioia, gioia aziona le ruote
nel grande meccanismo del mondo.
Essa attrae fuori i fiori dalle gemme,
gli astri dal firmamento,
conduce le stelle nello spazio,
che il canocchiale dell'osservatore non vede.
Beethoven sottolinea l'aspetto più propriamente umano: "gioia" è la risonanza nell'uomo della positività della vita in tutti i suoi aspetti, legata alla consapevolezza di una fraternità che lega ogni uomo all'altro in virtù di un comune Padre.
Grandioso capolavoro. Molti lo conoscono, pochi si preoccupano di capirlo.

Commenti

  1. ottima idea cercare di far comprendere un'opera così bella anche se ,personalmente, sul testo potrei avere qualche riserva di tipo ideologico
    Sym

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  2. beh, non hai tutti i torti, ma ritengo sia pur sempre un testo positivo, grazie e ciao

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  3. gioia vaga eccelsa luce scesa dall'eliso a noi
    ebri il nostro cuor ne adduce diva ai sacri altari...
    io volevo legger questa.

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  4. bella interpretazione, ma hai dimenticato di accennare, quantomeno, al valore massonico della poesia del massone Schiller, musicata dal probabile massone Beethoven.

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  5. gioia , vaga , eccelsa luce ,
    scesa dall'eliso a noi ,
    ebri il nostro ardor ne adduce ,
    diva , ai sacri altari tuoi.
    Neel tuo nodo riafratelli
    chi disgiunse vanità;
    tutti al mondo son fratelli
    dove l'ala tua ristà.

    by lalberodellamusica

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