Antigone

Classico fra i classici, Sofocle mantiene intatta la capacità di stupire. Non solo per la bellezza abbagliante della poesia e la sapienza delle costruzioni ma, in primo luogo, perché il primo a stupirsi è proprio lui. Non sarebbe esagerato dire che lo stupore sta alla scaturigine del suo teatro. Stupore di fronte all'uomo e alla sua condizione singolare nel mondo. Non per caso l'elogio dell'uomo nel primo stasimo dell'Antigone è uno dei brani giustamente più celebri della letteratura occidentale. Stupore di fronte a questa «meraviglia terribile» capace di grandi cose e di meschinità, di varcar mari e di rimaner chiuso in spazi interiori angusti. Certo, se Sofocle avesse veduto il successivo cammino dell'umanità, con le sue conquiste strabilianti e le sue ideologie assassine, non avrebbe potuto che costatare la giustezza della propria intuizione. Ideologia: emerge qui probabilmente la parola chiave di questo difficile dramma che è l'Antigone. Difficile perché, come tutte le grandi creazioni, tende a sfuggire alle letture univoche e al fast food culturale, sempre in agguato, e sempre di nuovo ci mette nella scomoda posizione di dover ripartire. Non per caso si esce da questo spettacolo quasi ammutoliti. Mutismo salutare, che non è piattezza ma sovrabbondanza di pensiero e sentimento. Ideologia, si diceva. In effetti, sia Creonte che Antigone, pur su fronti opposti, sembrano accomunati da una devozione illimitata al sistema di idee al quale aderiscono, ed è proprio questa cieca devozione il loro punto di forza, quello che ne fa persone eccezionali e personaggi per eccellenza «tragici»; ma anche il loro punto debole, quello che alla fine li conduce a infilarsi in vicoli ciechi, nei quali avrà la parola ultima la morte e l'afasia, l'assenza di ogni parola possibile (lo suggerisce la scena conclusiva). Sordi ad altre istanze, radicalizzano le opposizioni, rimanendo alla fine travolti da quella forza misteriosa che, dentro la storia, infallibilmente e implacabilmente si oppone a un simile protervo tentativo.
L'allestimento è davvero minimale, mostrando bene la volontà di mettere al centro il testo sofocleo, che di certo lo merita, e affidando interamente agli attori il compito di rappresentarlo al vivo, prova che essi superano molto bene; notevoli in particolare Oscar De Summa (Creonte) e Marcello Sambati (il corifeo). Anche la scelta dei costumi appare tutto sommato plausibile, mettendo in ulteriore luce l'elemento «ideologia». Sarebbe davvero dissennato pensare che la conclamata fine delle ideologie ci abbia messo oramai al sicuro (detto di passaggio, le stesse religioni possono condurre nella gabbia ideologica). In questi nostri tempi così poco propensi alla riflessione pacata, nichilisti da un lato e spavaldi dall'altro, un grazie a chi con passione e competenza ha voluto proporci uno spettacolo francamente bello, senza fronzoli, che va diritto al cuore del problema: il nostro cuore.
Antigone, di Sofocle; uno spettacolo di Massimiliano Civica. Prato, Il Fabbricone, 28.11-8.12.2019

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