XXX domenica del tempo ordinario, anno B: Salmo 126,4

Ruminare i Salmi - Salmo 126 (Vulgata / liturgia 125),4:

CEI Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
TILC Cambia ancora, Signore, le nostre sorti
come risvegli i torrenti nel deserto.
NV Converte, Domine, captivitatem nostram,
sicut torrentes in austro.
V Converte, Domine, captivitatem nostram,
sicut torrens in austro.

Ebrei 5,5-6 Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo: «Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».
Marco 10,46-48 Mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».

Ilario: Scit quidem propheta se liberum; sed tamquam captus Deo subditus est, sive per propriae confessionis disciplinam: quia ubi peccati confessio est, ibi et iustificatio a Deo est; quod in publicano et pharisaeo Dominus testatus est, cum pharisaeus iustum se gloriatus est, publicanus vero pro peccatis orasset, ait enim: Amen dico vobis, quoniam magis iustificatus est publicanus quam pharisaeus (Luc. XVIII, 14). Sive ergo ob id propheta converti captivitatem in commune precatur, seu quod populum omnem a peccatis captum sciebat; et sicut, cum Apostolo (iuxta Apostolum), membro uni corpus omne compatitur (I Cor. XII, 26), ita et populo captivo a peccatis propheta concaptus est.
ps. Massimo di Torino: Ideoque alio in loco patriarcha decantat: Converte, Domine, captivitatem nostram, sicut torrens in austrum (Psal. CXXV). Converte, ait, non averte, id est praesta, Domine, ut qui iam dudum capti a diabolo sumus, tui tandem mereamur esse captivi. Scimus enim quia diabolo esse subiectum peramara conditio est et inexpleta; tibi, Domine, servire iucunditas. Nec ambiguum hoc, fratres, quia ipse Dominus ait: Iugum meum suave est, et onus meum leve (Matth. XI). Idcirco disrumpentes infidelitatis vincula, et proiicientes a cervicibus nostris iugum diaboli, omni cum devotione colla nostra dominico subdamus imperio, quia magnam credentibus confert Evangelii iugum et Christi captivitas suavitatem. (Sermo XLIV, De Ascensione D.ni)
Benedetto XVI: Questo salmo acquistava particolare significato quando veniva cantato nei giorni in cui Israele si sentiva minacciato e impaurito, perché sottomesso di nuovo alla prova. (...) Esso diventava, così, una preghiera del popolo di Dio nel suo itinerario storico, irto di pericoli e di prove, ma sempre aperto alla fiducia in Dio, Salvatore e Liberatore, sostegno dei deboli e degli oppressi.

Nota: L'immagine dei torrenti del Negheb richiama un cambiamento repentino e impensato: i torrenti del deserto del sud, di solito asciutti, a seguito di una pioggia si riempiono improvvisamente d'acqua abbondante. Ciò che fino a un momento prima era arido, si riempie di vita.

Gridiamo a Gesù, costituito dal Padre sacerdote supremo, perché ci restituisca alla vita e alla luce.


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