Domenica delle Palme, anno C: Salmo 22,2


Salmo 22 (Vulgata/liturgia 21),2:

CEI Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
NV Deus, Deus meus, quare me dereliquisti?

Fil 2,7-8: Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
Cristo Gesù umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce

Catechismo della Chiesa Cattolica n. 603: Gesù non ha conosciuto la riprovazione (il rifiuto da parte di Dio) in quanto egli stesso peccatore; ma nell'amore redentore che sempre lo univa al Padre, egli ci ha assunto nella nostra separazione da Dio a causa del peccato, al punto da poter dire a nome nostro sulla croce: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» (Mc 15,34; Sal 22,2). Avendolo reso così solidale con noi peccatori, «Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi» (Rm 8,32) affinché noi fossimo «riconciliati con lui per mezzo della morte del Figlio suo» (Rm 5,10).

A volte, forse spesso, ci sentiamo abbandonati da Dio. Per essere con noi fino in fondo, Gesù fa l'esperienza (vera, non è una simulazione) di sentirsi abbandonato da Dio.
Vive questa desolazione senza arretrare di un passo: non recide il vincolo di alleanza che lo unisce al Padre e a noi. In questo la morte è già vinta: la risurrezione non sarà che la fioritura, lo sviluppo di tale vittoria.
Adesso posso (e debbo) vivere ogni desolazione in comunione con lui: unisco il mio grido al suo, il mio abbandono al suo. Così la forza della sua risurrezione comincia ad agire nella mia morte.


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