16 gennaio 2011 - II domenica del tempo ordinario

A commento di 1Corinzi 1,2:

... ἡγιασμένοις ἐν Χριστῷ Ἰησοῦ, κλητοῖς ἁγίοις...
... a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata...

ecco un passo da "La via del cuore" (pp. 34-35):

Si tratta di vivere secondo quello Spirito che in profondità è già la nostra vita (cf. Gal 5,25). Quest’ultimo passo paolino può ben testimoniare la legge della vita cristiana: "diventa quello che sei". Tutto mi è già donato, ma tutto deve essere conquistato. Abolire, teoricamente o praticamente uno di questi poli significa snaturare la vita cristiana. Se tutto non mi è stato già donato, allora la salvezza è frutto della mia azione. Se tutto non è da conquistare, allora questa salvezza si riduce a qualcosa di formale, di esteriore, di convenzionale, che non è veramente mio, che non mi cambia in profondità; forse a una gnosi, per la quale è sufficiente che io sappia di essere salvato per essere salvato; forse nemmeno a questo, perché sono comunque salvato. Nella tradizione cristiana le due azioni - divina e umana - non sono alternative (questa o quella; più è questa, meno è quella) ma correlative, si corrispondono: l'una suscita l'altra. Perché è proprio la presa di coscienza della gratuita benevolenza di Dio che sollecita la mia libertà e le mie capacità a rispondere adeguatamente. Nessun'altra forza se non questa, che è poi lo Spirito Santo, il movimento che si genera quando i due poli entrano in contatto, potrebbe essere in grado di trasformarmi. La scoperta dell'avvolgente gratuità di Dio (cf. Is 61,10) è l'unico adeguato motore del cammino spirituale. Perciò occorre “confidare in Dio come se tutto dipendesse da lui, e lavorare come se tutto dipendesse da noi”.

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