4 aprile 2010 - Pasqua

Col 3,1-4

1 Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; 2 rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 3 Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! 4 Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

1 Εἰ οὖν συνηγέρθητε τῷ Χριστῷ,
τὰ ἄνω ζητεῖτε, οὗ ὁ Χριστός ἐστιν ἐν δεξιᾷ τοῦ θεοῦ καθήμενος:
2 τὰ ἄνω φρονεῖτε, μὴ τὰ ἐπὶ τῆς γῆς:
3 ἀπεθάνετε γάρ, καὶ ἡ ζωὴ ὑμῶν κέκρυπται σὺν τῷ Χριστῷ ἐν τῷ θεῷ.
4 ὅταν ὁ Χριστὸς φανερωθῇ, ἡ ζωὴ ὑμῶν, τότε καὶ ὑμεῖς σὺν αὐτῷ φανερωθήσεσθε ἐν δόξῃ.

Proclamare che "Cristo è risorto" significa credere che egli è il Signore, "sta alla destra di Dio". Significa anche credere che, in questa "posizione", egli - mediante il suo Spirito - costituisce l'anima di ognuno che crede nella sua risurrezione, di chi trova in essa qualcosa di bello per sé: egli "è la nostra vita", la vita nascosta al fondo del nostro essere. Ma allora il trono di Dio, il "cielo", è il nostro cuore. Perciò, credere alla risurrezione, significa credere che il mio cuore è abitato e animato dal Risorto:
"L'opera della salvezza di Cristo è già interamente realizzata nel cuore di ogni battezzato. Nel mio cuore sta la vittoria della croce. Il che si può anche dire: sta lo Spirito Santo, che è il dono che scaturisce dalla croce e apre ad ogni altro dono. Ma il cuore è ancora nascosto. La vita cristiana non sarà allora che questo: che il cuore si manifesti, che a partire da esso la gloria del Risorto, il suo Spirito, progressivamente si irradi in tutta la persona, psiche e corpo (cf. Rm 6,4). Si tratta allora di scendere in noi fino al cuore, fino a trovare la fonte di acqua viva che il Signore vi ha posto (lo Spirito, dice Gv 7,38-39), e lasciare che irrighi tutto il nostro essere: "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori" (Rm 5,5)! Si tratta di imparare a vivere a quel livello del nostro essere che è già “nei cieli” (cf. Ef 2,6), in modo che gradatamente tutto entri in questa dimensione. Si tratta di scendere laddove abita la luce, in modo che tutta la nostra vita da quella sia riempita; d'imparare ad abitare laddove la nostra vita è definitivamente al sicuro, finché la nostra condotta non sia più determinata dalla paura del male (cf. Gv 10,28). Si tratta di vivere secondo quello Spirito che in profondità è già la nostra vita (cf. Gal 5,25)." (La via del cuore, p. 34)
Ciò presuppone e richiede una morte: "voi siete morti". Perché la mia vita non sta più laddove l'uomo vecchio aveva la sua dimora di elezione, la "terra" - lì non ci sono più -, ovvero in quella dimensione dove tutto verifico e domino o, se preferiamo, dove al centro c'è il mio ego. Senza tale morte il mio "pensare/sentire le cose del cielo" è solo evasione e illusione. Grazie a questa morte la mia vita assume la forma del "cercare" e del "pensare/sentire" (phronein) il cielo. Il che non significa per niente disinteresse per la vita terrena (il Risorto stesso non vi è assente né indifferente, ma attivamente impegnato, e per il cristiano non potrebbe essere diversamente). Significa invece vivere "cercando" il cielo, protesi oltre, verso la dimensione ove la signoria del Cristo è completa; e "pensando" il cielo; avvertendo, come Giovanni il Battista che esulta nel grembo della madre, la presenza della novità che si fa sempre più prossima.

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