14 marzo 2010 - IV domenica di quaresima (Laetare)

2Cor 5,17-18

Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.

17 ὥστε εἴ τις ἐν Χριστῷ, καινὴ κτίσις: τὰ ἀρχαῖα παρῆλθεν, ἰδοὺ γέγονεν καινά. 18 τὰ δὲ πάντα ἐκ τοῦ θεοῦ τοῦ καταλλάξαντος ἡμᾶς ἑαυτῷ διὰ Χριστοῦ καὶ δόντος ἡμῖν τὴν διακονίαν τῆς καταλλαγῆς.

"Mentre l'amore psichico risponde in modo prevedibile, scontato e ripetitivo, in quanto obbedisce ad automatismi, l'amore nello Spirito, epifania di Dio nel mondo, segna l'irruzione della novità e della sorpresa" (La via del cuore, 68). Solo il Cristo sa vedermi bello anche mentre sono rivestito di bruttezze. L'amore psichico (nel senso paolino: mondano) reagisce al visibile, l'amore del Cristo vede l'invisibile e, guardandomi proprio così, mi ricrea. Ciò significa prima di tutto: mi perdona e mi riconcilia a sé. Posso divenire nuovo solo se il perdono di Dio mi rigenera: allora torno alla sorgente, torno vergine. L'apostolo è a servizio di questa riconciliazione davvero sorprendente. Talmente sorprendente che, per crederci, occorre un miracolo: la fede.

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