21 febbraio 2010 - I domenica di quaresima

Rm 10,9-10

Se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.

9 ὅτι ἐὰν ὁμολογήσῃς ἐν τῷ στόματί σου κύριον Ἰησοῦν, καὶ πιστεύσῃς ἐν τῇ καρδίᾳ σου ὅτι ὁ θεὸς αὐτὸν ἤγειρεν ἐκ νεκρῶν, σωθήσῃ: 10 καρδίᾳ γὰρ πιστεύεται εἰς δικαιοσύνην, στόματι δὲ ὁμολογεῖται εἰς σωτηρίαν.

Paolo ci parla della fede: fede dentro, nel cuore, e fede fuori, sulla bocca. Con la prima si aderisce intimamente al fatto della risurrezione di Gesù; con la seconda si proclama la sua signoria. La prima ci rende giusti di fronte a Dio, ci "giustifica"; la seconda ci salva. Qui, per tutti, si decide la salvezza.
Una volta di più, si vede quanto sia decisiva per l'apostolo la risurrezione. Solo colui che intimamente "prende partito" per essa è nel giusto atteggiamento di fronte a Dio. Senza tale "adeguamento" del cuore non c'è vera giustizia.
La bocca poi esprime il cuore, e significa la dimensione relazionale, ugualmente essenziale. La fede tutta interiore deve esteriorizzarsi in questo ambito come proclamazione della signoria universale del Cristo risorto.

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