Al presepe!

Nondum idonei sumus convivio Patris nostri, agnoscamus praesepe Domini nostri Iesu Christi ("non siamo ancora idonei al banchetto del Padre nostro: riconosciamo il presepe del Signore nostro Gesù Cristo"). Così Agostino termina uno dei suo sermoni natalizi (194,4.4, ufficio delle letture della feria del 5 gennaio). C'è un'allusione a Isaia 1,3: Cognovit bos possessorem suum, et asinus praesepe domini sui; Israel autem me non cognovit, et populus meus non intellexit ("il bue conosce il suo padrone e l'asino la mangiatoia del suo signore, ma Israele non mi ha conosciuto, il mio popolo non ha capito"). Siamo a buon punto se siamo al livello del bue e dell'asino, ossia comprendiamo dove sta il cibo: nella mangiatoia di Betlemme. E' questa la via per arrivare al banchetto della definitiva sazietà, che al momento è fuori portata. Puntare direttamente a quel banchetto è ignorante arroganza umana e impossibile scalata al cielo. Contro ogni gnosi, ogni volontà di salvezza attraverso l'elaborazione di proprie sofisticate vie, la fede cristiana ci riconduce sempre ai segni concreti che Dio offre a ogni uomo. Segni piccoli per i piccoli, per chi - come i Magi e i pastori - sa mettersi in cammino per cercare un bambino nella mangiatoia.

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