12 dicembre 2009 - III domenica di Avvento
Filippesi 4,4-5
4 Χαίρετε ἐν Κυρίῳ πάντοτε: πάλιν ἐρῶ, χαίρετε. 5 Τὸ ἐπιεικὲς ὑμῶν γνωσθήτω πᾶσιν ἀνθρώποις. Ὁ Κύριος ἐγγύς.
Gioite nel Signore comunque; lo ripeterò ancora: gioite! La vostra benevola mansuetudine sia nota a tutti. Il Signore è vicino.
Come Giovanni, che nel grembo della madre balza di gioia sentendo la presenza di Gesù (e di Maria), il cristiano gioisce di una prossimità avvertita. E' la gioia del tempo di avvento, liturgico e di ogni giorno, che viviamo nell'attesa di un incontro. Questa vicinanza è al tempo stesso presenza e assenza. Non assenza completa - allora il tempo sarebbe vuoto - né presenza piena - allora non c'è più niente da aspettare e tutto deve accadere ora -. Solo tra questi poli scocca la scintilla miracolosa della speranza cristiana e della gioia che ne scaturisce, la quale esclude ogni aggressiva intolleranza e lascia guardare all'altro con paziente amabilità.
4 Χαίρετε ἐν Κυρίῳ πάντοτε: πάλιν ἐρῶ, χαίρετε. 5 Τὸ ἐπιεικὲς ὑμῶν γνωσθήτω πᾶσιν ἀνθρώποις. Ὁ Κύριος ἐγγύς.
Gioite nel Signore comunque; lo ripeterò ancora: gioite! La vostra benevola mansuetudine sia nota a tutti. Il Signore è vicino.
Come Giovanni, che nel grembo della madre balza di gioia sentendo la presenza di Gesù (e di Maria), il cristiano gioisce di una prossimità avvertita. E' la gioia del tempo di avvento, liturgico e di ogni giorno, che viviamo nell'attesa di un incontro. Questa vicinanza è al tempo stesso presenza e assenza. Non assenza completa - allora il tempo sarebbe vuoto - né presenza piena - allora non c'è più niente da aspettare e tutto deve accadere ora -. Solo tra questi poli scocca la scintilla miracolosa della speranza cristiana e della gioia che ne scaturisce, la quale esclude ogni aggressiva intolleranza e lascia guardare all'altro con paziente amabilità.
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