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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

25 dicembre 2009 - Natale del Signore

Nella prospettiva umana, luce e vita sono distinte: la luce è quello che mi serve per arrivare alla vita. La conoscenza mi dà il segreto della vita. E, inversamente, la vita che bramo è cieca, senza luce. Invece: Gv 1,4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων - in lui era vita, e la vita era la luce degli uomini. La luce è la vita che si trova nel Logos incarnato. La luce non è ciò che permette di arrivare alla vita, ma è la stessa vita; e la vita non è quello che a me pare "vita", e non costituisce nessun obiettivo che posso darmi per conto mio al di fuori della luce, ma "vita" è quello che si trova in Cristo, che perciò può dire: "io sono la luce, io sono la vita". Esse dunque si fanno accessibili nel rapporto personale con lui. Che cosa, per me o per te, in questo momento o in un altro, rappresenti "la vita" è in fondo secondario, nel senso che, semplicemente, non è quello. "Quello" è ombra, immagine, apparenza, segno della

19 dicembre 2009 - IV domenica di Avvento

Ebrei 10,10 In questa volontà siamo santificati attraverso l'offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per tutte. ἐν ᾧ θελήματι ἡγιασμένοι ἐσμὲν διὰ τῆς προσφορᾶς τοῦ σώματος Ἰησοῦ Χριστοῦ ἐφάπαξ. Nel passo dell'epistola si cita il salmo 40, vv. 7-9, dove qualcuno afferma di venire per fare la volontà di Dio, che non vuole sacrifici (di animali), ma piuttosto l'obbedienza. L'incarnazione è finalizzata all'offerta del corpo di Cristo sulla croce. Qui si realizza il proposito di Dio: la nostra santificazione. Dal punto di vista del mistero, il proposito divino è del tutto compiuto: siamo perfettamente santi. Dobbiamo però diventare nella realtà effettiva ciò che già siamo nel proposito di Dio; diventare quello che effettivamente possiamo grazie all'offerta di Cristo. Guardando il bambino Gesù, noi dunque vediamo già la sua croce e la nostra vocazione. Insieme al capo, nascono anche le membra: Generatio enim Christi origo est populi christiani, et natalis capitis

12 dicembre 2009 - III domenica di Avvento

Filippesi 4,4-5 4 Χαίρετε ἐν Κυρίῳ πάντοτε: πάλιν ἐρῶ, χαίρετε. 5 Τὸ ἐπιεικὲς ὑμῶν γνωσθήτω πᾶσιν ἀνθρώποις. Ὁ Κύριος ἐγγύς. Gioite nel Signore comunque; lo ripeterò ancora: gioite! La vostra benevola mansuetudine sia nota a tutti. Il Signore è vicino. Come Giovanni, che nel grembo della madre balza di gioia sentendo la presenza di Gesù (e di Maria), il cristiano gioisce di una prossimità avvertita. E' la gioia del tempo di avvento, liturgico e di ogni giorno, che viviamo nell'attesa di un incontro. Questa vicinanza è al tempo stesso presenza e assenza. Non assenza completa - allora il tempo sarebbe vuoto - né presenza piena - allora non c'è più niente da aspettare e tutto deve accadere ora -. Solo tra questi poli scocca la scintilla miracolosa della speranza cristiana e della gioia che ne scaturisce, la quale esclude ogni aggressiva intolleranza e lascia guardare all'altro con paziente amabilità.